Schadenfreude. Parola tedesca che significa “gioire delle sventure degli altri”. Nella triste Europa dei giorni nostri la Schadenfreude domina, come dimostrano le recenti dichiarazioni di Mario Monti e di Nicolas Sarkozy.
Le sventure di un paese suscitano l’allegria degli altri, che in questo modo sperano di esorcizzare le proprie miserie, scrive il quotidiano spagnolo El Paìs : “Noi spagnoli non facciamo eccezione. Basta pensare al sollievo che abbiamo provato quando gli interessi sui titoli di stato italiani hanno superato quelli della Spagna, o quando abbiamo pensato che le disgrazie della Grecia ci avrebbero allontanato dall’abisso.
Invece di concentrarci su ciò che ci unisce, ci lasciamo trascinare da un impulso di differenziazione narcisista.
Stiamo caricando l’Europa di sentimenti negativi, che ci allontanano dal cooperare per trovare una soluzione condivisa. Da questo punto di vista la reazione di Mariano Rajoy alle dichiarazioni degli altri capi di governo è stata la migliore: quello che conta è il futuro dell’euro. Bisogna usare prudenza nelle esternazioni pubbliche. Ciascuno faccia il suo dovere e impegniamoci per trovare una soluzione che vada bene per tutti.
Il dominio dell’emotività scatena il panico politico, soprattutto quando prendono il sopravvento sentimenti come la Schadenfreude o la volontà irresponsabile di trovare un colpevole per il male che ha colpito tutti.
Sembra che abbiamo ancora bisogno di un capro espiatorio per giustificare le nostre difficoltà e l’abbandono alle derive nazionaliste e al vittimismo ne è un riflesso inevitabile. E’ una costante della storia europea. In passato atteggiamenti di questo tipo sono stati all’origine di molte delle guerre che hanno stravolto il continente.
Come sanno bene i leader populisti, l’irrazionalità scatena gli istinti più radicali. Secondo i sondaggi, Marine Le Pen è il candidato che convince di più i giovani francesi.
E’ comprensibile che i popoli europei stiano reagendo in modo emotivo, non fosse altro che per compensare la freddezza dei mercati e la loro insensibilità ai terremoti sociali che scatenano, o il sentimento d’impotenza che suscitano le soluzioni proposte.
Nelle attuali circostanze è più che giustificabile provare indignazione. Quello che non è accettabile è che le passioni ci impediscano di trovare una soluzione.
… Per avere più Europa dobbiamo fare un passo avanti deciso sulla via della creazione di un popolo europeo. Forse l’Europa non ci scalda ancora il cuore e non riusciamo a “sentirla nostra” come facciamo con le tradizioni nazionali. Ma non possiamo più ignorare che è arrivato il momento di mettere un freno alle passioni per proteggere il bene comune.”
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