Sentivo l’altra sera a una cena affollata e chiacchierona la solita contrapposizione sulla questione degli stranieri che delinquono. E ne nasceva il solito falsificante scontro frontale di giudizi e pregiudizi fra chi ingigantisce con incattivita radicalità la questione e chi afferma che essa non esiste ed è solo un cavallo di battaglia del populismo di destra.
Forse è ora di guardare al fenomeno con l’onestà della realtà e non con i contrapposti partiti presi.
Generalizzare un giudizio negativo sugli stranieri sarebbe insultante per tutti gli stranieri corretti e onesti e che spesso fanno dei sacrifici e vivono qui da noi rispettando e cominciando ad amare il Paese che li ospita e facendo anche i lavori che noi non vogliamo più fare.
La generalizzazione servirebbe soltanto allo scopo subdolo di chi vorrebbe fare piazza pulita e purificare l’aria elvetica dalle contaminazioni estrogene degli «altri».
Ma se poi uno dicesse anche che purtroppo spesso sono stranieri quelli che picchiano, scassinano, rubano, spacciano droga, (magari per marginalità e sradicamento sociale o dipendenze malavitose) non si può dirgli semplicemente che egli è xenofobo.
La maggioranza delle persone alloggiate nei centri di accoglienza per richiedenti l’asilo spaccia droga: è un dato inoppugnabile. E ciò fa del male soprattutto ai richiedenti l’asilo onesti e corretti.
Non tutti gli stranieri vendono droga ma l’80 per cento del traffico di droga (anche quella offerta ai nostri ragazzi a due passi dalle scuole) è in mano di stranieri.
Gli accoltellamenti, le sparatorie, i pestaggi, le rapine e i furti a raffica nelle nostre case riconducono al 90 per cento a persone straniere.
Si deve poter affermare questo con calma, senza farsi sbraitare contro dai buonisti ma senza cadere nel minestrone populista degli antistranieri e accettare tutti insieme che questo sia un problema vero, da esaminare con razionalità, senza emotività e condanne pregiudiziali ma cogliendone l’urgenza.
La severità con lo straniero che delinque (per esempio l’espulsione) è necessaria proprio per valorizzare con positività e con ulteriore favore integrativo quelle migliaia di stranieri che in Svizzera vivono onestamente, lavorano bene, rispettano e qualificano il Paese dove sono stati accolti.
Si deve poter lavorare politicamente sulla questione senza sempre dividere arbitrariamente la Svizzera in due finte fazioni, senza mettere da una parte i buoni, gli aperti, i dialoganti e dall’altra gli stolti e rozzi razzisti elvetici chiusi a riccio.
Sparare genericamente accuse gravi contro gli stranieri nel loro complesso è un atto di inciviltà e un pericoloso pregiudizio. Ma fingere che il problema della delinquenza di stranieri non esista è un atto di irresponsabilità civile.
Un problema complesso richiede analisi e soluzioni complesse e un lavoro difficile. Esiste in Svizzera un problema di sicurezza legato anche all’esistenza di frange di stranieri poco controllate e socialmente vaganti e pericolose (accanto a una maggioranza solida di stranieri correttissimi).
Forse è giunta l’ora davvero di non più nascondere la testa sotto la sabbia della retorica per alzarla a guardare in faccia la realtà, impedendo così, anche a chi avesse rigurgiti di conscio o inconscio razzismo, di sfruttare a comodo proprio l’incompletezza dell’azione politica.
Michele Fazioli
– pubblicato sul Corriere del Ticino il 10.4.2012 – per gentile concessione
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UNa posizione un po' uregiatt! :mrgreen:
Lui è SEMPRE così. Moderato, equilibrato. È il suo stile, è il suo pane.
Un pane ben ... "dorato".
E' proprio uno fortunato!
Senza entrare nel merito della sua grande cultura ...
La cultura la devi PAGARE. Anch'io ho guadagnato
un sacco di soldi.
E come no, anche lui!
Non è l'unico in Ticino - se non sbaglio - che vien pagato dalla "nostra" RSI per leggere libri? Si fa anche, parzialmente, una cultura ...