Come noto la SECO, Segretariato di Stato dell’Economia, ha emanato una direttiva in base alla quale anche i frontalieri devono potersi iscrivere agli uffici regionali di collocamento (URC) pur senza percepire le indennità di disoccupazione elvetiche.
Questo significa che i collocatori ticinesi, se si volesse applicare la direttiva SECO, dovrebbero lavorare per collocare frontalieri.
In altre parole: l’ente pubblico metterebbe a disposizione soldi e risorse non già per tutelare l’occupazione dei residenti in Ticino, ma per contribuire a sostituirli con frontalieri, a scapito dei ticinesi.
In Ticino ci sono attualmente 54mila lavoratori frontalieri, un quantitativo assolutamente insostenibile. Il loro numero aumenta in particolare nel settore terziario.
La progressiva sostituzione di residenti con frontalieri emerge dalle cifre. Nell’anno 2011 in Ticino sono stati creati circa 3000 posti di lavoro, mentre i frontalieri sono aumentati di 5600 unità, ossia quasi del doppio. Il saldo per i residenti è, evidentemente, negativo.
Al danno si aggiunge la beffa se si pensa che l’applicazione della direttiva SECO comporterebbe un congruo potenziamento del personale degli URC.
Quindi non solo l’ente pubblico ticinese dovrebbe impiegare risorse per collocare frontalieri a scapito dei residenti ma, per farlo, dovrebbe spendere ancora di più!
Tutto questo avviene, come al solito, in nome del principio della non discriminazione applicato, sempre come al solito, in modo autolesionista dalla Svizzera, mentre Oltreconfine vigono ben altri parametri: occorrerebbe prendere esempio.
La direttiva della SECO è semplicemente inaccettabile, l’ennesimo pesce in faccia al Ticino in arrivo da Oltregottardo.
Non applicarla è, a maggior ragione nelle circostanze occupazionali attuali, un dovere civile.
Lorenzo Quadri
Consigliere nazionale Lega dei Ticinesi
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