Ristorni frontalieri. Comuni di frontiera ostaggi di una crisi diplomatica

Riduzione dell’aliquota di ristorno dell’imposta dei frontalieri dall’attuale 38.8% al 12.5%: il parere positivo espresso dal Consiglio nazionale mette in agitazione i sindaci dei comuni italiani di confine.

In questi comuni, gran parte dei bilanci dipende da questi soldi. I conti sono già a rischio a causa del dimezzamento dei ristorni lo scorso anno; la prospettiva di una riduzione al 12.5% significherebbe ulteriori problemi, un taglio notevole dei servizi che questi comuni offrono ai propri cittadini.

Frontalieri, altra batosta dalla Svizzera, i sindaci di confine incontrano Maroni, titola il quotidiano La Provincia di Varese: “Rapporti ancora tesissimi tra Italia e Svizzera, con i comuni di frontiera sempre più ostaggio della crisi diplomatica. Al punto che, oltre al blocco del 50% dei ristorni relativi all’anno 2010, ovvero i famosi 23,7 milioni di euro ancora congelati dal Consiglio di Stato ticinese, all’orizzonte si profila anche la riduzione della quota percentuale destinata alle amministrazioni di confine. Che non sarebbe più il 38,8% ma meno di un terzo: il 12,5%.
“I frontalieri pagano le tasse in Svizzera ma usufruiscono quasi totalmente di servizi italiani. Non esistono scenari mutati, né tantomeno nuovi motivi di rivendicazione da parte svizzera. E il rischio di questo atteggiamento è che alla fine perdano tutti – ha dichiarato Pietro Roncoroni, sindaco di Lavena Ponte Tresa e presidente dell’Associazione dei comuni di frontiera.

Mercoledì sera i rappresentanti dei comuni di confine incontreranno l’ex ministro degli Interni Roberto Maroni.
“Chiederemo di essere ascoltati – aggiunge il sindaco Roncoroni – chiederemo che il governo italiano intervenga per garantire con fondi propri il 50% dei ristorni 2010 che ancora mancano all’appello. Questo è quello che auspichiamo, anche per uscire dalla condizioni di ostaggi in cui di fatto siamo finiti.”