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La distanza psicologica del linguaggio militare

Chiunque abbia un interesse anche solo passeggero per i militari scopre ben presto il fenomeno peculiare del linguaggio militare, in cui una vanga non può mai essere tranquillamente chiamata una vanga.

Bombe e proiettili sono chiamati ‘artiglieria di consumo’, un attacco missilistico o raid di bombardamenti è detto un ‘evento cinetico’ e malgrado il suo scopo offensivo, l’industria e la sua attività devono sempre essere descritte come ‘difesa’.
Il linguaggio militare tende essenzialmente a mantenere una distanza psicologica tra il lavoro di pianificazione, reso più accettabile giorno per giorno, la preparazione (e il profitto) dei conflitti armati e la terribile brutale realtà della guerra.

(Fonte: dronewarsuk.wordpress.com)

Redazione

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  • Cercare e distruggere..

    No, ora dobbiamo cambiare l'approccio, per non turbare i civili a nel Mississipi...

    "Snidare e neutralizzare", questo è il nuovo concetto..
    :twisted:

  • Tutto il nostro linguaggio cambia!

    Dai poeti - precursori - fino ad oggi, il linguaggio si adatta al nostro modo di vivere e di esprimere opinioni:
    trovare linguaggi adatti al momento è la conseguenza logica che accompagna meglio i cambiamenti sociali.

    • in questo caso specifico, piu che di un adattamento linguistico, si tratta di seguire la realtà dell'anonimizzazone delle operazioni militari in epoca moderna.

      In epoca antica suonava piu o meno: "XXX alzo la spada, e lo sguardo di YYY terrorizzato si riflesse sulla lucente lama: la spada affondo nella gola, e tanto fu il sangue da imbrattare tutta l'armatura di XXX"

      oggi al posto dei poemi epici abbiamo i giornali che dicono: "Lanciato missile dall unita navale, obbiettivo centrato, danni collaterali non-rilevanti."

      • Già, ma poi sul terreno, quello vero...... perdono le guerre come ampiamente dimostrato dalla storia recente.

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