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Damiano Tommasi, l’anima candida del calcio italiano

Il soprannome “anima candida” glielo avevano dato i tifosi romani nel 2005 quando, a seguito di una grave ferita, per poter restare nella Roma Tommasi aveva deciso di ridurre il suo salario mensile a 1’500 euro.


In qualità di presidente dell’AIC, l’Associazione Italiana Calciatori (AIC), oggi Tommasi è più che mai deciso a portare cambiamenti nel calcio italiano, scrive il quotidiano francese Le Monde : “Inevitabilmente gli capitano passi falsi. Lui vorrebbe evitare di esporsi pubblicamente, ma è obbligato a farlo per dare maggior peso mediatico alla categoria.

Lo scorso agosto, durante la crisi a causa del rinnovo del contratto collettivo, l’editorialista del Corriere della Sera Aldo Grasso lo aveva particolarmente preso di mira: “Con la sua faccia da alter mondialista, Tommasi difende una casta di iper-privilegiati – aveva scritto, spiegando che colui che si esprime come un alternativo di sinistra fa anche parte dello spettacolo.
“Certo che faccio parte della spettacolo – replica Tommasi – Ma allora nessuno aveva capito le vere ragioni della nostra protesta. Di fronte all’opinione pubblica il calciatore parte sempre con un handicap: guadagna somme enormi di denaro che non merita.”

La valanga di critiche era proseguita quando lo scorso novembre si era espresso sui calciatori omosessuali, consigliando loro di non fare outing pubblicamente: “C’è stato tanto rumore per nulla. Immagino vi siano omosessuali nel mondo del calcio, anche se non ne ho mai conosciuti, e l’esposizione mediatica può avere un effetto boomerang molto pericoloso. Per vivere la propria identità un calciatore non è obbligato di raccontarla agli altri.”

Oggi i calciatori sono al centro del più grande affare di scommesse sportive dagli anni del Totonero: 14 partite truccate, 33 persone arrestate e un campionato compromesso. Questa settimana il sindacato presieduto da Tommasi inizia una campagna video per sensibilizzare i calciatori e proteggerli dalla rete della criminalità organizzata : “I giocatori implicati scoprono gradualmente in che specie di ingranaggio sono caduti. Alla base c’è un problema di cultura sportiva.
Le partite truccate sono direttamente legate a un comportamento comune alla fine di un torneo, quando vi sono squadre che non hanno bisogno di punti e altre che devono vincere per salvare la stagione. In Italia come altrove siamo lontani dal calcio dove tutti giocano sempre per vincere.
Nel calcio amatoriale la situazione è la stessa. Allenatori cacciati, comportamenti esasperati verso gli avversari e l’arbitro. L’Italia ha un problema con il calcio perché per non pensare ai problemi reali dà a questo sport troppa importanza.”

Redazione

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