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Intervista sull’edizione odierna del Corriere del Ticino a Luigi Pedrazzini sul tema delle aggregazioni. L’ex Consigliere di Stato fa parte del comitato ideato da Giorgio Ghiringhelli per formare due forti poli urbani nel Sopraceneri, la Grande Bellinzona e la Grande Locarno.

Qui di seguito riportiamo alucni passaggi dell’intervista.

“Nel Locarnese e nel Bellinzonese – commenta Pedrazzini – sem­bra non maturare la coscienza di quan­to grave sia la situazione e di quanto ur­gente sia la necessità di modificare l’or­ganizzazione degli agglomerati.
L’inizia­tiva di Giorgio Ghiringhelli ha il pregio di riportare il tema, in tempi brevi, al centro dell’agenda po­litica cantonale.
… L’aspetto oggettivamen­te problematico dell’iniziativa è che pre­scinde – in un certo senso – dal consenso delle comunità locali, allargando la con­sultazione.
Il rischio è che il resto del Ticino imponga un’aggregazione co­atta al Sopraceneri, generando la sensazione di una disparità di trattamento tra abitanti dello stesso Cantone.
Si tratta di interrogativi fondati, che tuttavia hanno anche delle risposte … L’organizzazione e la dimensione dei Comuni sono problemi di portata cantonale: la legge non riconosce l’autonomia degli enti locali come un di­ritto intoccabile, come dimostra l’esperien­za delle aggregazioni coatte.

… Nel Sot­toceneri le aggregazioni si sono messe in moto autonomamente, producendo uno stato delle cose che oggi è diverso da quello che troviamo a nord di Rivera. L’at­tenzione va portata soprattutto su­gli interessi in gioco, che sono cantonali e sul nostro obiettivo politico: garantire uno sviluppo equilibrato a tutte le regioni del Ticino.
… La gestione del territorio è legata a pro­blemi di dimensione regionale, eppure og­gi il “mio” controllo democratico è stretto e limitato dentro i confini istituzionali del mio Comune.
Divisi come siamo, i miei vi­cini possono prendere decisioni con pe­santi conseguenze sulla mia vita – ad esem­pio in campo di mobilità – senza che io ab­bia alcuna voce in capitolo.
Mi sembra chiaro che, dato questo stato di cose, assi­stiamo a un deficit di democrazia.”

Infine, al giornalista che commenta: “L’im­pressione è che il Sottoceneri veda in que­sta iniziativa soprattutto l’occasione per fare un affare, alleggerendo il suo contri­buto ricorrente ai cugini poveri del nord.” Pedrazzini risponde: “Non la vedo in questi termini. Si tratta semmai di non rallentare le attuali loco­motive dell’economia cantonale, tenendo agganciati vagoni che in realtà potrebbe­ro muoversi da soli.
… Locarnese e Bellinzonese hanno il dove­re di ridurre, per quanto possibile, la loro dipendenza dal Sottoceneri; in una fase storica così difficile, è un imperativo per gli enti pubblici raggiungere il massimo di­namismo possibile, riorganizzando il pro­prio funzionamento.”