Gli scontri fra tifosi mercoledì sera allo stadio di Porto Said, in Egitto, al termine dell’incontro di campionato fra i club Masry SC e Al-Ahly hanno fatto centinaia di feriti e 74 morti.
All’indomani della tragedia sorgono domande sulla passività delle forze dell’ordine, una mancanza di reazione ben testimoniata dalle riprese filmate
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Sul quotidiano francese Le Nouvel Observateur, Pascal Boniface, direttore dell’Istituto delle relazioni internazionali e strategiche e segretario generale della Fondazione di calcio, analizza quanto accaduto a Porto Said.
“Senza giungere a parlare di un complotto – commenta Boniface – si deve evidenziare la grave carenza in materia di sicurezza. La questione è sapere se questa carenza sia stata volontaria o meno. Purtroppo si può pensare che non sia stata del tutto involontaria.
La strategia dello choc e della tensione potrebbe essere stata attuata per mostrare che il paese ha bisogno di un potere militare forte e per giustificare il ruolo dell’esercito alla guida del paese, un paese che altrimenti rischia di cadere nel caos e nell’anarchia. E’ uno scenario noto ed è quello più probabile.
I disordini sono stati causati dai tifosi della squadra che ha vinto la partita, il che è strano. Così come è strano che i tifosi siano arrivati allo stadio armati di coltelli e sbarre di ferro e che la polizia e gli agenti della sicurezza non abbiano reagito. Così come non hanno reagito quando i tifosi – al termine della partita – hanno invaso il campo.
Una mancanza di reazione molto insolita in un paese come l’Egitto, dove le forze dell’ordine intervengono al minimo accenno di disordine.”