Dopo i disordini di mercoledì sera allo stadio di Porto Said, con il pesante bilancio di 74 morti e centinaia di feriti, in Egitto la situazione rimane tesa. Giovedì a Suez, nel nord-est del paese, due persone hanno perso la vita in scontri tra manifestanti e forze dell’ordine.
Sempre ieri al Cairo gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine hanno causato molti feriti, tanti intossicati dai gas lacrimogeni. Nella capitale la protesta era diretta contro il Consiglio supremo delle Forze armate, che detiene il potere dall’inizio dello scorso anno, da quando il presidente Hosni Moubarak era stato destituito e cacciato dal paese.
Il clima di tensione rilancia e acuisce l’incertezza sulla transizione politica in corso in Egitto, con ripercussioni negative anche sull’economia del paese.
Il segretario delle Nazioni Unite Ban Ki moon ha chiesto alla giunta militare egiziana di portare misure appropriate in risposta alla situazione e al dramma di Porto Said.
Il primo ministro Kamal al-Ganzouri, nominato dai militari, ha annunciato di aver sciolto la direzione della federazione egiziana di football e di aver preso atto delle dimissioni del goverantore di Porto Said, oltre a quelle dei principali responsabili della sicurezza in questa città.
Il capo del Parlamento, appartenente all’influente formazione dei Fratelli musulmani, ha detto che la rivoluzione egiziana si trova in una fase molto pericolosa : “Il massacro di Porto Said è stato causato da un’enorme negligenza – ha detto, facendo indirettamente capire che il governo militare dovrebbe lasciare il potere.