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L'esperienza degli altri non serve! – Francesco De Maria

Che cos’è il Leo Club? È il Lions International dei giovani. LEO è un acronimo che sta per Leadership Experience Opportunity. Il Lions Club Lugano nel 1987 ha fondato il suo Leo Club, il primo in Svizzera.

Una bella occasione d’incontro si è avuta grazie ai Leo mercoledì 18 gennaio all’hotel Dante di Lugano. L’avv. Tito Tettamanti, finanziere di livello internazionale e maìtre à penser del liberalismo, ha brillantemente esposto le sue considerazioni sulla confusa e agitata situazione internazionale, con particolare riguardo alla sofferente economia, e ha risposto ad alcune domande del pubblico. L’illustre conferenziere è stato introdotto dal presidente Gianmaria Frapolli, fiancheggiato dal cerimoniere Omar Zoppi.

EXPERIENCE. Questo il tema che era stato proposto a Tettamanti, il quale ha immediatamente tenuto a relativizzare. “L’esperienza è importante?” Sì. “Ma l’esperienza degli altri non serve!” Tettamanti, che non ha paura della sua età (“Sto per compiere 82 anni, ha subito detto”), ha esordito ricordando nostalgicamente il Ticino “povero, molto povero” dell’immediato dopoguerra, gli anni della sua giovinezza. “Non avevamo il telefono in casa ma avevamo la speranza!” ha esclamato. “Eravamo poveri ma non ci sentivamo tali. L’automobile era un sogno proibito”.

Tettamanti è considerato, a ragione o a torto, un grande esperto della Cina. Ha dunque colto l’occasione per parlare del ruolo dell’esperienza nel “fare affari” in Cina. Occorrono “contatti”, bisogna saper comprendere e sfruttare l’importanza della famiglia nella società cinese. Ci vuol anche psicologia e per illustrare il concetto ha portato un esempio. “Un ricco cinese decide di fare un dono a un generale: pagherà gli studi universitari in America al figlio dell’alto graduato. Il generale accetta senza batter ciglio. Lo considera un atto di omaggio alla sua dignità. Ma guai se la stessa offerta gli fosse fatta da un ricco occidentale! (avanziamo un nome: Tettamanti?). Lo giudicherebbe un tentativo di corruzione”.

Tettamanti ha fatto affari in Africa (e ha raccontato di un manager in Kenya che truffava la proprietà) e in Sudamerica (e ha raccontato di accoglienze amichevoli tributate a un ex ministro di Mussolini dalla società locale; la tragedia fascista si era consumata in un paese lontano, restava il ricordo di alcune cose buone). E ancora e ancora. Una lunga vita, un’esperienza immensa. Lezioni di storia, lezioni di mondo, lezioni di società. Tettamanti ai giovani dice: “Per fare buoni affari bisogna conoscere l’uomo!”

Dal pubblico sono poi giunte varie domande, delle quali la più interessante è stata senz’altro la prima.
DOMANDA. Come giudica il caso Hildebrand?
RISPOSTA. In questo caso ci sono 4 problemi e 2 falsi problemi. A) Hildebrand stesso, che non è affatto un eroe bensì uno che ha fatto una grossa bestialità. B) Il Consiglio di banca, assolutamente non all’altezza. È lottizzato politicamente, è infarcito di notabili ai quali bisogna assegnare una carica, spesso si tratta di incompetenti. L’unica reazione di cui sono capaci è il “riflesso condizionato”: difendere il membro della casta, a ogni costo, anche se così facendo si va a rompersi la testa. C) Il Consiglio federale, brava gente ma… Il nostro sistema vuole che certe posizioni direttive siano occupate da personalità mediocri, il brillante non è tollerato, fa troppa paura. D) I media. Che razza di stampa abbiamo! Finge di essere critica e indipendente, in realtà è per il potere. La radiotelevisione di monopolio ha seimila dipendenti e un miliardo e mezzo di budget. È di gran lunga il più grande editore della Svizzera. Ma non riesce a non essere faziosa, in verità non ci prova nemmeno. E) Falso problema. Il segreto bancario. Non è stato certo il caso Hildebrand a mandarlo in pezzi. Molto di più l’agire avido e sconsiderato delle grandi banche e la debolezza del governo. F) Falso probema. Blocher e l’UDC. La colpa è di Blocher, che l’ha detto, oppure di Hildebrand, che l’ha fatto? La Svizzera deve ringraziare Blocher. Senza di lui, senza la sua azione caparbia (sì, lui è veramente una testa dura, ma nel senso buono del termine!) saremmo già nell’UE e nell’Euro.

Seconda domanda sulla Basler Zeitung, cui si ricollega una terza, espressa da un tale che si sarebbe mangiata la lingua. “L’operazione Basler Zeitung, con la fondazione della nuova holding ecc. avrà “ricadute” anche sul Ticino?” “Ma no, il Ticino è già a posto, ha il Corriere che è ben impostato e finanziariamente sano. Il Ticino non ha bisogno di niente!” L’interrogante non sembra molto convinto ma, persona notoriamente timida, non osa contraddire.

Dopo alcune pacate parole del padre di Damiano Tamagni, giovane vittima di una brutale aggressione quattro anni or sono a una festa di carnevale, in favore della Fondazione che porta il suo nome, risuona il fatidico invito: “È servito l’aperitivo!” Ma Tito si è già sottratto alla calca ed è scappato come il vento. Nessuno ha saputo fermarlo.

Relatore

View Comments

  • Esatto, il grande saggio ha ben ricordato che l'esperienza degli altri non serve. Grande verità.
    Lucidissima analisi sul caso Hildebrand che condivido al 100%.

  • Fondamentale ricordarsi che a lè ureggiatt...

    Manca sempre la domanda che nessuno mai rivolge(manco al Berluskazz):come azz hai messo insieme 1miliardo?

      • Perché è un taccagno.Vive male,veste peggio,dispensa cazzate.Per non parlare dell'auto.L'ha comprata dal Nano?

        Aaaah,un mesetto col ciapa e lo riporterebbe sulla terra.

        • Non sperare che queste cose gliele riferisca io.
          Digliele tu, in faccia.

          Probabilmente ti farà scacciare dai camerieri.

          • Prima di tutto non sono affatto vecchio,
            e dimostro anche meno.

            Quanto a Tito, secondo me è un gran signore
            e un brillante conferenziere.

          • Pollice verso. Perché sei così astioso?
            Io mercoledi non ci sono andato (vado quasi sempre)
            perché ero a Zurigo per lavoro.

            Chissà come sono questi Leo?

          • La "Leadership, Experience, Opportunity" occorre guadagnarsela sul campo.Non si riceve come eredità.

  • Il più grande editoriale che io ricordi di Tito Tettamanti è quello apparso sul CdT del 28 settembre 2011 nella rubrica IL COMMENTO e che ripropongo agli amici di Ticinolive:

    "Parecchi anni fa, con il comico italiano Raffae­le Pisu, avevamo proget­tato nel Mendrisiotto, sulla falsa riga dei parchi Walt Di­sney, una Pisulino City. Opposi­zioni insormontabili ci fecero ab­bandonare il progetto. Ricordo dalle diverse analisi eseguite che una delle fonti di reddito per i par­chi Walt Disney era il dollaro di Topolino. Non vi era visitatore, bambino o genitore, che non por­tasse a casa qualcuno di questi speciali dollari quale ricordo. Ot­timo affare per chi li vendeva: si incassava un dollaro vero contro un pezzo di carta che, compresa la stampa, costava qualche cen­tesimo. Il tutto mi è tornato alla mente vedendo come la FED ne­gli USA ma anche altre banche centrali emettono moneta a gogo. Il denaro, sappiamo, è un indi­spensabile mezzo di scambio, e la moneta, scrive Fergusson («Asce­sa e declino del denaro», 2009) de­ve essere disponibile, accessibile, durevole, tangibile, portatile ed affidabile. Nella storia le monete rappresentavano il valore dell'oro, argento, bronzo, con le quali ve­nivano coniate. L'affidabilità non dipendeva solo dal metallo incor­porato, bensì anche dalla credibi­lità e dalla fiducia riscossa dal­l'emittente.
    Veniamo ai tempi nostri e meglio al 1971. Nixon annulla l'impegno degli USA di cambiare i dollari, moneta di riferimento del sistema, in oro. Sono cose che gli Stati so­vrani possono fare, a differenza di noi privati: rimangiarsi la paro­la. Da quel momento, semplifi­cando, possiamo dire che le singo­le monete (banconote) si basano esclusivamente sulla fiducia ver­so lo Stato (o il gruppo di Stati per l'euro) emittente.
    Agli Stati - con poche eccezioni - ed alla politica non parve vero di poter promettere l'impossibile per ottenere i favori degli elettori, con­trarre debiti per pagare l'impos­sibile, o perlomeno il molto gene­roso promesso, il tutto grazie alla facoltà di emettere carta moneta per pagare - si fa per dire - i debiti. Conclusione: Stati super indebitati, quasi tutti, moneta che perde di valore ed una gravissima crisi finanziaria.
    Al concretizzarsi della crisi finanziaria nel 2007 e 2008, i Governi la affrontano in modo errato e con i sistemi usati per le recessioni (immissione di liquidità nel sistema, mantenimento di tassi vicini allo zero, interventi di salvataggio massicci, misure di sostegno di dubbio effetto) ma non riescono comprensibilmente nel loro intento, quello di rilanciare l'economia. Una terapia costosa e inadeguata, frutto di una diagnosi errata. Evitiamo le polemiche, ma c'era chi vedeva in questo frenetico interventismo statale la rinascita e conferma di teorie più o meno keynesiane, chi decretava la morte o quasi dell'economia di mercato. Non ci si era accorti che era la politica ad aver portato Stati e privati a super indebitarsi e che la crisi era quella che Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff (This Time is Different, 2009) avevano definito una «grande contrazione» conseguente ad una situazione di super indebitamento.
    Quando si è oberati dai debiti la soluzione non consiste nel fare sempre più debiti e stampare sempre più moneta, cercando di dopare l'economia. Gli Stati dapprima salvano (non sempre a ragione) alcune banche (benvenuto il fallimento Lehman, che ci ha fatto capire dove eravamo arrivati). Dopo averle salvate hanno fatto acquisire alle stesse banche miliardi di obbligazioni statali che il mercato avrebbe avuto difficoltà ad assorbire. Successivamente gli stessi Stati fanno i salti mortali per impedire che qualche nazione (vedi Grecia) dichiari bancarotta alfine di evitare una nuova crisi delle banche, dovuta alla perdita di valore delle obbligazioni statali in portafoglio. I Governi sono allarmati perché questa volta hanno meno forza per intervenire. E con tutto ciò non si è risolto il problema di fondo: quello di pagare i debiti. I debiti si pagano o risparmiando (ma è possibile e ne abbiamo la volontà?) o con un aumento di produttività, quindi lavorando di più (nuovamente siamo disposti?) o con il condono da parte del creditore che si rende conto di non poter recuperare quanto dovutogli. Vi è un'altra strada, quella di una bella inflazione (speciale perché non figlia di scarsità di prodotti) determinata dalla perdita di fiducia nella moneta e nello Stato emittente. Conseguenza: impoverimento dei cittadini, specie risparmiatori e pensionati, praticamente espropriati di una parte dei loro averi. Non dimentichiamo, esaminando le soluzioni, che gli Stati sono storicamente dei cattivi pagatori, lo dicevamo in un commento da queste colonne nel settembre del 2009, mettendo in guardia ancora prima della crisi in Grecia.
    Attenti, il vero desiderio di Stati indebitati perché male amministrati è di pagarci con i dollari di Topolino."

    Tito Tettamanti

  • Azzeccatissima la diagnosi che Tito Tettamanti fa del caso Hildebrand ovvero: 4 problemi e 2 falsi problemi.
    In poche e assennate parole vengono annichiliti chilometri di editoriali e di articoli servili e faziosi che sono apparsi sulla gran parte della stampa svizzera in queste ultime settimane (e altrettante comparsate radio-televisive, comprese quelle di personaggi come Paolo Bernasconi e Dick Marty, che di solito sono in servizio permanente come moralizzatori del mondo, mentre in questo caso difendevano l'autore delle marachelle e lanciavano l'anatema contro chi le marachelle le ha svelate).
    Tutta questa bella "compagnia degli amici di Philipp" forse non si è neanche resa conto del paradosso a cui ha dato luogo e cioè: la grande stampa (soprattutto quella d'oltralpe), che di solito ci si insegna (e soprattutto i sullodati signori ci insegnano) che dovrebbe essere il guardiano del rispetto delle regole nelle istituzioni e quindi che dovrebbe essere sempre pronta a criticare il Potere politico o economico, in questo caso invece..... criticava i critici del Potere e faceva l'elogio del Potere. Non molto dissimilmente da quanto avviene nella Russia di Putin, nell'Iran degli ayatollah o nella Siria di Assad.....mentre per es. la stampa marocchina è molto più critica del potere regio (che pure la stampa europea definisce "regime autocratico") di quanto non sia la stampa svizzera nei confronti del Consiglio federale e della Banca nazionale svizzera!!

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