Proseguono a rilento e senza esito positivo le ricerche dei 21 dispersi (le speranze di trovarli ancora in vita sono quasi inesistenti) che si troverebbero a bordo della Costa Concordia, la nave semi affondata venerdì scorso di fronte all’Isola del Giglio.
Le ricerche vengono interrotte frequentemente per motivi di sicurezza. Infatti la nave si sposta in avanti , verso lo sperone di roccia oltre il quale il mare scende a picco sino a 70-90 metri.
Il movimento dello scafo è costante e viene monitorato da strumenti di rilevamento, anche satellitari.
A determinare questo movimento sarebbero le correnti sottomarine, che destabilizzano i punti di appoggio dello scafo, sia i liquidi interni ma non il movimento del mare, relativamente calmo.
Se la Costa Concordia dovesse inabissarsi, oltre al rischio di non riuscire a recuperare i cadaveri ancora a bordo, vi è il concreto pericolo di fuoriuscita del carburante. Un danno ambientale gravissimo.
Per evitare questo scenario i tecnici starebbero studiando di realizzare una sorta di imbracatura dello scafo fissata agli scogli.
Sono state piazzate nuove microcariche per aprire ulteriori varchi ai sub che svolgono le ricerche. Uomini e materiali sono calati sulla fiancata emersa della navi con gli elicotteri.
I palombari usano le microcariche per sfondare i vetri delle cabine lungo il muro sommerso della nave, a meno 18 metri di profondità. Questo consente ai sommozzatori di entrare nella parte sommersa per ispezionare in sicurezza quanto più spazio possibile, anche con l’ausilio di videocamere a fibra ottica nelle zone in cui, per motivi di sicurezza, non è possibile entrare.
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