Scontri a sfondo confessionale sono scoppiati in tre villaggi nel sud dell’Egitto, nella provincia di Assiout, dopo la diffusione su Internet di un disegno del profeta Maometto. Ad averla pubblicata sarebbe stato uno studente cristiano. Da diversi secoli la religione islamica vieta la raffigurazione di Maometto.
Diverse abitazioni e negozi appartenenti a cristiani sono stati assaliti e dati alle fiamme. Diversi i feriti, anche tra gli agenti di polizia.
Giovedì scorso decine di musulmani inferociti avevano cercato di penetrare nella casa di uno studente cristiano accusato di aver diffuso su Internet disegni del profeta Maometto.
La polizia è giunta in forze prima che il giovane venisse linciato e lo ha condotto in carcere. Venerdì un gruppo di musulmani ha assaltato e bruciato il negozio del padre del ragazzo e diverse case di famiglie cristiane.
Per cercare di ristabilire la calma, il governatore della provincia di Assiout ha convocato una riunione d’urgenza con i responsabili politici e con i membri della corrente religiosa ultra conservatrice salafista. Da sabato è tornata la calma e forze di polizia sono state dispiegate per mantenere l’ordine.
Venerdì scorso il maresciallo Hussein Tantawi, che di fatto è anche il capo di Stato egiziano, aveva indicato che l’esercito rinforzerà la sua presenza la notte del 31 dicembre e in occasione del Nuovo anno copto, il 7 gennaio, per evitare nuovi attacchi alla comunità cristiana.
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Il mondo europeo e americano, dopo essersi dichiarato a iosa colpevole di non aver capito nulla, di non aver saputo prevedere le rivoluzioni arabe, adesso cerca una pericolosa scorciatoia: individuare nei Fratelli Musulmani, i grandi vincitori dello scuotimento, un interlocutore plausibile, aperto, perfino moderato.
Non importa se dopo la mancata «primavera araba» aiuteremo la «primavera islamista». La conseguenza, ci raccontiamo, buoni rapporti con un interesse pratico nel petrolio, e un interesse morale di lunga durata. Ma si tratta di una pura illusione: i Fratelli Musulmani non si cambiano, non si comprano, non si dividono. E sono una forza abituata da una lunga tradizione a fare prudenti, cautissimi conti con amicizie e inimicizie alterne, ma alla fine sempre con l’occhio al califfato mondiale. È dal 1938 che lo ripetono col loro fondatore Hassan Al banna: «Allah è il nostro obiettivo, il Profeta il nostro leader, il Corano la nostra legge, la Jihad la nostra strada, morire sulla strada di Allah la nostra più grande speranza».
di Fiamma Nirenstein - 05 febbraio 2012 ilgiornale.it
Ma sì, hai ragione. Gli ILLUSI saranno serviti
di barba e capelli!
Mi chiedo cosa potrebbe succedere se bombardassero teheran con reggiseni e tanga......
:twisted: