Un aumento da 3 a 6°C entro la fine di questo secolo: è l’aumento della temperatura del pianeta che promettono i climatologi.
Con questa prospettiva sono circa 12’000 i delegati riuniti al summit di Durban sino al 9 dicembre. Esperti del clima e dell’energia, ministri dell’ambiente, rappresentanti di ONG e altri delegati provenienti da 190 paesi.
Al centro delle discussioni vi è soprattutto il rinnovo e la proroga del Protocollo di Kyoto, la cui prima fase giunge a scadenza il prossimo anno.
Il trattato internazionale sul riscaldamento globale era stato firmato nel 1997 da 184 paesi. Con la ratifica, questi Stati si impegnavano a ridurre, fra il 2008 e il 2012 le emissioni di elementi inquinanti e di gas serra di almeno il 5% rispetto alle emissioni registrate nel 1990. Un impegno che, in prossimità della scadenza, è lontano dall’essere stato raggiunto.
Sono sempre più i paesi che rifiutano di firmare i nuovi accordi della “seconda tappa”, che impongano misure eccezionali per il contenimento delle emissioni. Motivo del rifiuto è la crisi economica mondiale.
Un protocollo che gli Stati Uniti, responsabili di quasi il 40% delle emissioni di gas serra del pianeta, non firmano. La Cina, grande produttore di emissioni inquinanti, è stata esonerata, come altri paesi emergenti, dagli obblighi del protocollo perché non viene considerata tra i principali responsabili delle emissioni di gas serra.
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