Tensioni fra maestranze e la Direzione centrale delle FFS tornano a rendere incerto il clima di lavoro alle Officine di Bellinzona. Tensioni, in realtà, mai interamente sopite dopo lo sciopero che tre anni fa aveva bloccato per diverso tempo l’attività delle officine bellinzonesi.
In sintesi, il malcontento degli operai di Bellinzona e dei loro rappresentanti nasce dalla decisione delle FFS di ridurre del 26%, a partire da gennaio 2012, il volume di lavoro complessivo, passando da circa 500 mila ore (450 secondo le FFS) a 370mila.
Una riduzione che la Direzione centrale considera necessaria a causa di un calo naturale della domanda di manutenzione e per la decisione di FFS Cargo di limitare gli ordinativi per gli interventi sui carri merci.
I sindacati ritengono che queste misure porteranno al taglio di almeno un quinto dei 500 impieghi presso le Officine di Bellinzona.
Una prospettiva contro la quale si ergono sia gli operai che i membri del Comitato che li rappresentano. La prospettiva di licenziamenti viene categoricamente respinta, così come viene criticata la tempistica e la modalità dell’annuncio.
Come rileva il membro di Comitato Gianni Frizzo, dopo lo sciopero del 2008 le FFS si erano dette d’accordo di stabilizzare le attività delle Officine almeno fino al 2013. In seguito era già prevista una riduzione di circa il 20% delle commesse di FFS Cargo, compensate però con l’acquisizione di nuovi clienti.
Le parti dovrebbero incontrarsi il mese prossimo. Il Comitato delle Officine e i sindacati invitano nel frattempo le FFS a rivedere la loro decisione.
(Fonte: Corriere del Ticino)