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Cosa resta di Julian Assange, libertario solitario e disperato?

In Svezia, l’immagine di Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, ha perso lo smalto di un tempo e oggi il biondo James Bond cibernetico viene più che altro considerato un macho paranoico, che preferisce rinchiudersi in un cottage nella campagna inglese piuttosto che accettare l’estradizione in Svezia per difendersi da un’accusa di violenza sessuale.

Assange era stato accusato da due donne svedesi (accuse che lui respinge) e nel novembre 2010 nei suoi confronti il tribunale di Stoccolma aveva emesso un mandato di arresto, poi girato all’Interpol e diventato un mandato d’arresto internazionale.

“La volontà di Assange di presentare la Svezia come il paese che lo vuole estradare per poi consegnarlo agli Stati Uniti mostra quanto grande sia la sua disperazione – si legge in un articolo pubblicato dal quotidiano britannico The Guardian – Tutti sanno che la Svezia non è uno sbirro della CIA.
WikiLeaks ha senz’altro segnato una tappa importante nella storia del giornalismo ma dell’impero di Assange oggi resta ben poco.
L’aura dorata del 40enne australiano ha iniziato ad offuscarsi proprio in Svezia, paese che lui stesso ammirava per la libertà di espressione e dei media. Nella primavera del 2010 aveva persino pensato di trasferire parte delle attività di WikiLeaks a Stoccolma.

Nell’aprile 2011 sulle pagine del quotidiano svedese Aftonbladet era stata pubblicata un’intervista ad Assange nella quale l’uomo veniva presentato in una maniera oltremodo ossequiosa, come una sorta di giustiziere senza passato, etereo e indifeso, misterioso ed evanescente.
Oggi, l’editorialista di questo stesso giornale, Dan Joseffson, ammette che Assange non è l’eroe che si era voluto credere. E’ null’altro che un libertario solitario e pietoso, la cui unica aspirazione è quella di distruggere le società democratiche.”

Redazione

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