Ci accingiamo ad andare alle urne per eleggere coloro che ci rappresenteranno a Berna per un quadriennio, che si annuncia lunghissimo a causa della velocità e dell’estrema importanza dei cambiamenti in atto.
Ci aspettiamo che questi deputati portino alle Camere federali il meglio del pensiero, delle visioni per il futuro, delle speranze e della cultura del nostro cantone.
A questi deputati affidiamo anche un compito di massima importanza: quello di eleggere il Consiglio Federale, l’organo esecutivo che guida il paese e ne determina le sorti nel bene e nel male.
Il clima pre-elettorale mi appare assai freddino, caratterizzato da una generale indifferenza. Mi pare manchi una presa di coscienza sull’importanza di questa elezione.
La campagna sembra “leggera” se comparata a quella delle elezioni cantonali di aprile e, fatte le debite proporzioni, il livello di coinvolgimento dei candidati e degli elettori appare inferiore: i soliti articoli nella stampa e su Internet, qualche dibattito, alcuni incontri a livello di partito e per i più solerti la foto con slogan sul quotidiano o sul tabellone pubblicitario.
La posta in palio è enorme, cruciale. Il momento è storico, tutto è più che mai incerto, sia dentro il paese che fuori. Eppure, ancora una volta gli svizzeri restano fedeli alla tradizione di mandare a Berna donne e uomini certamente capaci e motivati, ma – ritengo – non adeguatamente preparati dai loro partiti sulla situazione e sulle problematiche con cui dovranno confrontarsi.
In questa “campagna elettorale” i temi delicati e spinosi dell’attualità non sono assolutamente stati dibattuti ma soltanto accennati. Di conseguenza, l’elettore non sa quale sia il livello di conoscenze dei nostri possibili deputati a Berna, sia riguardo agli sviluppi politici che a quelli economici in Europa e nel mondo, riguardo ai rischi e alle opportunità che per la Svizzera ne potrebbero derivare.
Non sappiamo cosa questi deputati pensino sui temi centrali a livello nazionale o più alla base, se hanno un’opinione in merito e se questa sia condivisibile: l’occupazione, il livello dei salari, la socialità, la circolazione delle persone e l’immigrazione, il livello del franco e la sopravvivenza delle nostre imprese, la spesa pubblica, le too big to fail e le misure per arrestare la speculazione, la sicurezza,…
“Il partito merita la fiducia” oppure “Bisogna sostenere il partito” sono slogan che non trovano più giustificazione nè credibilità.
In campagna hanno prevalso tatticismi sterili e patetici, programmi politici poco profilati, tentativi goffi da parte dei dirigenti di mascherare la sempre più pericolosa scollatura tra il politico e il cittadino. Quando invece sarebbe indispensabile promuovere i candidati e un discorso politico maturato nella discussione di tematiche concrete, prioritarie e di interesse generale, perchè i nostri deputati non vanno a Berna a sventolare la bandierina rosso-blu o a distribuire boccalini, ma a votare su temi che coinvolgono tutta la nazione.
In una campagna come quella in atto, molti elettori stentano a farsi un’opinione sufficientemente chiara e rischiano di fare scelte di voto per tradizione, per protesta, per fedeltà o per convenienza.
Non è un buon segnale. Un tempo i partiti avevano idee chiare, c’era maggiore coerenza e fair play. I deputati poggiavano su una base solida. Oggi per contro le redini della politica sembrano averle prese le lobbies, i signori dei cartelli e le multinazionali e il risultato è lì da vedere: le Camere si perdono in argomenti non prioritari e rimandano le decisioni su tematiche cruciali e urgenti.
Il Consiglio federale fatica palesemente a svolgere il suo compito, assillato da pressioni di gruppi di potere e non potendo contare su un lavoro efficiente delle Camere, i cui deputati non trovano più orientamento nel partito.
Forse sarebbe ora di modificare alcune “regole del gioco”. D’altro canto è ora che i cittadini tornino a preoccuparsi maggiormente della cosa pubblica.
Intanto, il prossimo 23 ottobre non sarà affatto evidente votare con convinzione!
Marco Magistra