Nella loro ferma opposizione al riconoscimento di uno Stato palestinese alle Nazioni Unite, Stati Uniti e Israele possono contare su un alleato inatteso : il movimento palestinese islamista Hamas.
La richiesta presentata venerdì alla sede dell’ONU di New York da Mahmoud Abbas, presidente dell’Autorità palestinese, viene criticata da numerosi esponenti del movimento che dal 2007 controlla la Striscia di Gaza.
Questo malgrado Hamas sia favorevole al riconoscimento di uno Stato con i confini precedenti alla Guerra dei Sei Giorni, nel 1967. I motivi che portano Hamas a criticare la manovra di Mahmoud Abbas sono diversi.
Ad Abbas viene rimproverato di non aver consultato i dirigenti di Hamas prima di elaborare la richiesta di adesione. Ci sarebbe dovuto essere il consenso su una strategia nazionale unificata piuttosto che una decisione solitaria.
Indubbiamente il fatto che Abbas non abbia sottoposto la sua iniziativa al voto del Consiglio nazionale palestinese, il Parlamento dell’OLP che rappresenta gli 11 milioni di palestinesi sparsi ovunque nel mondo, pone una questione di legalità.
Hamas considera insufficiente il riconoscimento di uno Stato palestinese sui confini del 4 giugno 1967, ossia la Cisgiordania, la Striscia di Gaza e Gerusalemme est. Non solo questo implica di rinunciare ad uno Stato che include la totalità della Palestina storica, ma annulla le basi del primo piano di ripartizione territoriale elaborato dalle Nazioni Unite nel 1947, che dava molta più terra ai palestinesi.
La richiesta che Abbas ha portato a New York di fatto riconosce la sovranità dello Stato d’Israele, uno Stato che Hamas invece non riconosce. Qui va però precisato che il fatto di accettare gli accordi di Oslo per partecipare alle elezioni amministrative nel 2005 e alle legislative nel 2006 implicava in un certo qual modo il riconoscimento di Israele, anche se per secondi fini.
La richiesta presentata da Abbas non include il cosidetto diritto al rientro dei rifugiati che vivono nei paesi arabi vicini. Hamas vuole che per loro sia possibile tornare nei villaggi che i loro famigliari avevano abbandonato nel 1948, anche in quelli che si trovano nel territorio di Israele.
Se alle Nazioni Unite il responso sarà positivo, i palestinesi rinuncerebbero a parte dei loro diritti per ottenere una vittoria tutto sommato simbolica, che non migliorerebbe le loro condizioni di vita, dal momento che i territori palestinesi sarebbero ancora occupati.
L’opposizione di Hamas ha risvolti anche prettamente politici. Mahmoud Abbas è il capo del partito rivale Fatah e farlo apparire come un traditore della causa palestinese potrebbe far recuperare consensi presso l’opinione pubblica.
Soprattutto se a New York la richiesta verrà respinta, il che è molto possibile a causa del veto statunitense. In questo caso Fatah verrebbe screditato, a conferma di quanto sempre asserito dagli islamisti, ossia che dagli occidentali non ci si deve attendere mai nulla di buono.
Hamas ha molto potere anche in Cisgiordania dove Fatah è il partito principale. In caso di un’elezione il movimento potrebbe vincere, in quanto la popolazione è delusa dall’Autorità palestinese, che non fa progressi nei negoziati di pace, continuando a subire l’ostruzionismo del governo israeliano.
(Fonte: Le Figaro.fr)
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Appare così evidente chi non vuole la pace (da sempre) ed il riconoscimento reciproco. Hamas vorrebbe forse un secondo stato palestinese islamista?
Appare così evidente chi non vuole la pace (da sempre) ed il riconoscimento reciproco. Hamas vorrebbe forse un secondo stato palestinese islamista?
Articolo molto interessante!
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