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Crisi del debito. L’Europa replica al moralismo degli Stati Uniti

I vertici europei, che non hanno apprezzato le critiche degli Stati Uniti sulla gestione della crisi del debito, hanno risposto sabato 17 settembre attraverso il presidente della banca centrale europea, Jean Claude Trichet, nel corso di una riunione dei ministri europei delle Finanze a Wroclaw, in Polonia.

“Considerate nel loro insieme – ha detto Trichet – Unione europea e Zona euro sono in una situazione migliore rispetto alle economie di altri grandi paesi.”
Trichet ha sottolineato come il deficit della Zona euro si stabilirà per il 2011 attorno al 4.5%, mentre quello degli Stati Uniti sarà verosimilmente dell’8.8%. Ha comunque riconosciuto errori commessi a livello di paesi singoli, con l’accumulo di deficit e debiti pubblici troppo importanti.

In questo modo Trichet ha risposto alle dichiarazioni di Timothy Geithner, Segretario del Tesoro statunitense, che era giunto al convegno di Wroclaw per insegnare agli europei a gestire il loro “eccessivo indebitamento”.
Geithner aveva esortato la Zona euro a mettere fine alle divisioni esistenti sul modo di risolvere la crisi e a una maggiore unione fra gli Stati e la Banca centrale, “prima che questa mancanza di unione porti a effetti catastrofici”.
“Non ho capito cosa Geithner volesse dire – ha replicato oggi Trichet, a margine della riunione dei ministri.

Geithner aveva anche incitato la Zona euro a potenziare il Fondo di soccorso finanziario agli Stati in difficoltà e a darne beneficio ai paesi più fragili. Raccomandazioni che ai ministri presenti sono piaciute poco.
Contrariamente a Geithner, la Germania ha suggerito di sostenere l’idea di una tassa sulle transazioni finanziarie, la quale permetterebbe di trovare i fondi necessari. Geithner – che forse credeva di avere voce in capitolo e diritto di veto – si è detto contrario a questa possibilità.

Il discorso delle transazioni finanziarie è comunque soggetto di discordia anche all’interno della stessa Zona euro. Francia, Belgio e Germania sono favorevoli, mentre la Gran Bretagna si oppone, temendo che una simile tassa sulle transazioni finanziarie circoscritte all’Unione europea abbia come risultato il trasferimento di queste transazioni fuori dalla Zona euro.

Redazione

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