Otto israeliani sono stati uccisi giovedì vicino alla località balneare di Eilat, alla frontiera israeliana con l’Egitto. Un triplo attentato che ha causato anche sette morti fra gli attentatori.
Tutto era iniziato con l’attacco di un autobus a colpi di mitragliatre, poi un missile è stato lanciato verso diverse auto private. L’esercito israeliano ha replicato bombardando diversi postamenti nella Striscia di Gaza. Qui le vittime sono state nove.
Il governo israeliano accusa il gruppo armato palestinese di Hamas di essere l’autore degli attacchi, ma Hamas – che da anni osserva una tregua con Israele – ha smentito ogni coinvolgimento.
Gli attacchi sono comunque partiti dalla Striscia di Gaza, dove Hamas detiene il controllo territoriale dal 2007.
Venerdì mattina gli attacchi ancora non erano terminati. Diversi missili sono stati lanciati dalla Striscia di Gaza verso Ashkelon, Ashdod e Bercheva, tre grandi città nel sud di Israele, verosimilmente in risposta ai raid aerei dell’aviazione israeliana lanciati nel corso della notte sul territorio della Striscia.
La tensione rimane dunque molto alta e in tutto Israele il livello di allarme è stato posto al massimo livello.
Era dagli anni della seconda Intifada, nel 2000, che Israele non veniva colpito in maniera tanto drammatica dagli attentatori palestinesi. La popolazione si interroga sul reale significato dei tre attacchi di giovedì, avvenuti simultaneamente e dunque preparati con accuratezza.
Il timore è che quanto accaduto a Eilat non resti un evento isolato ma marchi piuttosto l’avvio di una nuova stagione di sangue.
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