Per la prima volta nella loro storia, israeliani e palestinesi hanno un motivo d’inquietudine comune: il presidente siriano Bachar al Assad.
Il timore è che al Assad scateni una provocazione militare per distogliere l’attenzione dalla sanguinosa repressione contro gli oppositori al suo regime.
I palestinesi hanno denunciato martedì i tiri di mortaio dalle navi di guerra siriane contro un campo di rifugiati nei pressi del porto di Lattakia. Nei giorni scorsi la città costiera era stata oggetto di massicci bombardamenti, sia da terra che dal mare.
Secondo l’agenzia delle Nazioni Unite che controlla i rifugiati palestinesi nella regione, oltre 5’000 persone residenti nel campo sono dovute fuggire.
«I bombardamenti delle navi da guerra sono un crimine contro l’umanità – ha dichiarato il dirigente dell’OLP Yasser Abed Rabbo – La marina e i carri armati siriani bombardano persone che non possono né difendersi né mettersi al sicuro.”
Queste dichiarazioni interrompono il silenzio mantenuto sin qui dalle autorità palestinesi, che avevano sempre evitato di esprimersi contro l’alleato al Assad.
Da parte israeliana vi è stata per lungo tempo la medesima prudenza. Al Assad era considerato un elemento di equilibrio nella regione. La maggior parte dei commentatori sottolineava come il presidente siriano – e prima di lui il padre Hafez al Assad – fosse riuscito a mantenere la calma sulle pianure del Golan, conquistate da Israele nel 1967.
Da qui l’importanza di un regime siriano ben saldo al potere. Da qualche settimana, tuttavia, la resistenza dell’opposizione siriana ha spinto il ministro della Difesa israeliano Ehoud Barak a considerare una possibile caduta del presidente al Assad. Nell’attesa, lo Stato maggiore si prepara all’eventualità di un conflitto armato.
Lo scorso 5 giugno vi era stato un primo allarme, quando l’esercito siriano aveva permesso a centinaia di rifugiati palestinesi di avvicinarsi alla frontiera israeliana sul Golan. Molti avevano passato il confine e una ventina di loro erano stati uccisi dalle guardie di frontiera.
Per evitare il ripetersi di simili scenari, l’esercito di Israele ha iniziato a disseminare le linee di confine con mine anti-uomo. Intanto le unità speciali si preparano in previsione di un eventuale attacco siriano.
(Fonte: Le Figaro.fr)
Nella foto, un tratto della frontiera fra la Siria e le alture del Golan israeliano
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Qualcuno di cui non ricordo mai il nome, lo aveva predetto fin dai tempi della guerra dei 6 giorni, che il principale ostacolo alla normalizzazione del MO era rappresentato dalla Siria, prima ancora che dall'Iran.
Qualcuno di cui non ricordo mai il nome, lo aveva predetto fin dai tempi della guerra dei 6 giorni, che il principale ostacolo alla normalizzazione del MO era rappresentato dalla Siria, prima ancora che dall'Iran.