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Sarà a causa della svogliatezza provocata dall’estate bruttarella e piovosa, sarà che il tema non fa infiammare gli animi, ma la notizia della “perdita” per il nostro Cantone di 45 milioni di franchi, provocata dal ritardo nell’applicazione della politica regionale nel periodo 2008-2011, è passata in sordina per molti, con buona pace di alcuni.

Il ritardo accusato nell’allestimento del Regolamento d’applicazione della legge e conseguentemente nella costituzione degli Enti Regionali di Sviluppo e delle relative agenzie ha fatto sì che –stando a quanto dichiarato alla stampa lo scorso 26 luglio da Arnoldo Coduri, direttore della Divisione Economia- siano stati distribuiti solo 5,6 milioni di franchi di sussidi, a fronte di una disponibilità totale di 51 milioni.
Nella convenzione firmata con la SECO, l’importo assegnato al Canton Ticino da parte della Confederazione ammontava a franchi 20’364’000 ( contributi a fondo perso pari a 6’800’000 franchi, mutui senza interesse o a tasso favorevole per 11’000’000 di franchi e un contributo a fondo perso Interreg di 2’564’000 di franchi).

In un periodo contrassegnato da grosse sfide e difficoltà economiche, quanto accaduto non è un buon segnale, neppure vis à vis della Confederazione, ed è anche un sintomo di profonda debolezza e di scarsa progettualità politica.
Intendiamoci bene: non bisogna spendere a tutti i costi, attingendo a piene mani alle casse pubbliche, ma visto che i progetti interessanti erano sul tavolo, è stata persa una buona occasione. Per fare un esempio concreto, Cantoni con le stesse caratteristiche turistiche del nostro, Vallese e Grigioni, hanno utilizzato l’intera somma messa loro a disposizione.

Qualche riflessione va fatta su quanto accaduto, anche per – possibilmente- evitare che una simile situazione possa ripetersi o protrarsi nel tempo. Alcuni commenti letti sulla stampa omettono quelle che sono delle precise responsabilità politiche della direzione del DFE nel periodo 2008-2011, che non possono essere relativizzate.
Ritardo nell’approvazione della legge cantonale d’applicazione e mancata gestione di un periodo ponte hanno frenato il passaggio dalle strutture delle “Regioni di montagna” alle cosiddette “Agenzie di sviluppo”. A bloccare la situazione ha pure pesato la decisione – sorprendente e piuttosto sospetta- presa in modo a dir poco precipitoso all’indomani delle elezioni cantonali del 2007, quando, in occasione dell’assegnazione dei Dipartimenti, la politica regionale venne attribuita congiuntamente al Dipartimento delle Istituzioni e al Dipartimento Finanze ed Economia, generando non poca confusione all’interno e all’esterno dell’Amministrazione cantonale.
Le difficoltà incontrate poi nell’allestimento dei programmi, nella presentazione e nell’approvazione della legge d’applicazione hanno fatto il resto.

Nel programma d’attuazione della politica regionale 2012-2015 sono stati riproposti diversi punti.
Resta tuttavia l’estrema necessità di una maggiore flessibilità da parte della Divisione dell’economia nell’integrare il programma d’attuazione, in particolare per quanto concerne il sostegno ed il finanziamento dei progetti regionali.
Attualmente queste procedure sono molto burocratiche e complicate. L’attuazione della nuova politica regionale è stata finora caratterizzata dalla forte e dirigistica presenza dello Stato (DFE), mentre la visione della legislazione federale è quella di valorizzare le potenzialità locali e regionali.
Il Gran Consiglio, approvando la legge d’applicazione, ha riconosciuto il ruolo dei centri regionali, quale motore dello sviluppo. Per concretizzare questo ci vuole però un cambiamento di paradigma, con il Cantone che deve limitarsi al ruolo di coordinatore, riconoscendo i potenziali economici esistenti ( piazza finanziaria, polo industriale innovativo ecc.) e valorizzando le specificità territoriali .

Non si potrà far crescere tutte le regioni allo stesso modo come traspare dai documenti del Cantone, il quale dovrà prenderne atto riconoscendo il ruolo trainante di certi poli. Adesso siamo al palo di partenza, ma bisognerà muoversi rapidamente con spirito d’iniziativa, evitando certi mali “cantonticinesi” legati alla spartizione partitica e le vetuste impostazioni ideologiche.
La politica regionale ha perso il primo treno, cerchiamo di non perdere anche il secondo!

Iris Canonica e Cherubina Ravasi
Consiglio della Regione Valli di Lugano