Avanza timidamente l’idea delle euro-obbligazioni per evitare il crollo della Zona euro. Un’idea rilanciata dal finanziere statunitense George Soros settimana scorsa e sostenuta dal ministro italiano dell’economia Giulio Tremonti.
Quest’oggi Angela Merkel e Nicolas Sarkozy dovrebbero esprimersi al riguardo ma verosilmente si limiteranno a qualche vaga dichiarazione. Il loro incontro si incentrerà piuttosto sulla questione della governanza della Zona euro.
Il governo tedesco è stato chiaro : dall’incontro di oggi non ci si deve aspettare chissà quale miracolo. Stando al portavoce di Berlino, le discussioni saranno incentrate sul tema della gestione più appropriata della crisi nella Zona euro, soprattutto sulla condivisione delle responsabilità fra le autorità dei singoli Stati ed il ruolo dei ministri delle Finanze della Zona euro.
In pratica si discuterà del rafforzamento del potere degli Stati a scapito della Commissione europea. Oltre alla governanza economica, il summit di oggi prevede discussioni sulle condizioni per rendere operativo il piano di salvataggio dell’Eurozona elaborato a Bruxelles lo scorso 21 luglio.
Come detto, a parte qualche breve dichiarazione non dovrebbe essere discussa la creazione di euro-obbligazioni.
Sarkozy ritiene infatti che i tempi non siano maturi, in quanto simili obbligazioni implicano una maggiore integrazione politica, economica e fiscale da parte dell’Europa.
Il principio delle euro-obbligazioni prevede la cancellazione delle divergenze dei tassi d’interesse tra le diverse obbligazioni emesse dai paesi membri della Zona euro, fra il bund tedesco a dieci anni al 2.3% e l’obbligazione greca anche a dieci anni ma ad un tasso del 15%.
In altre parole si tratta di mutualizzare il debito sovrano in euro per allentare la pressione sui paesi più deboli, in cambio di un sovraccosto per i paesi più forti. Il tutto richiede la creazione di un ente controllore, un’agenzia europea del debito.
Una decisione estremamente politica: l’euro-obbligazione è senza dubbio un ulteriore passo verso un maggior federalismo economico, che pochi politici sono pronti ad assumere, soprattutto alla vigilia di importanti scadenze elettorali.
Un’emissione europea impone di fatto il diritto di supervisione da parte delle autorità europee sui bilanci dei singoli Stati, che al momento né Parigi né Berlino sono pronti a concedere.
(Fonte: La Tribune.fr)