Apprezzamento del franco, crisi economica, crisi nel settore turistico. L’avvocato Pier Felice Barchi firma oggi un intervento sul quotidiano La Regione. Ne riportiamo alcuni passaggi.
“Negli anni 70, quando vi fu la crisi dei petrodollari e fummo colpiti da una pericolosa inflazione – scrive Barchi – Georges-André Chevallaz era solito dirci: “Dormo sonni tranquilli, poiché il presidente del direttorio della Banca nazionale Fritz Leutwyler è un uomo veramente eccezionale”.
Nello Celio, prima di lasciare il governo, aveva proposto l’introduzione di rimedi drastici, tra i quali gli interessi negativi per investimenti di persone residenti all’estero. Leutwyler aveva anche capacità politiche non solo tecniche. L’inflazione fu notevole anche a livello europeo. La perdita di 200’000 posti di lavoro fu compensata con la partenza soprattutto di stagionali, come erano definiti i residenti con permesso annuale, non necessariamente rinnovabile.
Mi affido a specialisti – sono pochi – come Alfonso Tuor, perché entrino nel vivo dei problemi e spieghino in modo comprensibile – in un loro prossimo contributo – come si debbano oltre al danno (franco troppo forte) evitare le beffe (peggioramento della situazione economica generale, qualora i tentativi di contenere l’inflazione si rivelassero ancora più catastrofici).
Il presidente del direttorio della Banca nazionale Philipp Hildebrand ha pubblicato sulla Nzz un’intervista esauriente, dopo che l’apprezzamento del franco rispetto al dollaro ha raggiunto una soglia pericolosa.
Dal profilo tecnico le sue affermazioni sono certamente condivisibili. Non dà invece chiare direttive politiche, come ci si potrebbe attendere dal presidente in questo frangente.
I media svizzeri e ticinesi hanno pubblicato numerosi commenti critici e preoccupati. Sono però scarse le proposte politiche al di fuori di quanto sia “scontato” dallo stretto profilo economico e monetario. L’export è in grave pericolo. Occorre aumentare la produzione a parità di costi. Nessuno osa dire che riduzioni sarebbero necessarie anche con oggetto i costi del lavoro.
Le industrie dovranno provvedere in parte a dislocare la produzione all’estero. Dobbiamo aprirci sui mercati dei Paesi emergenti: Cina, India, Brasile, Messico.
L’Udc e parte del Plrs sono propensi a frenare l’immigrazione anche di manodopera qualificata, sia dall’Unione europea, sia dai Paesi extracomunitari. Vi è chi fa eccezione, come le associazioni economiche e, dell’Udc, singoli parlamentari proprietari di imprese confrontate con la necessità di dare nuova linfa a produzioni innovative.
Sul tema fondamentale, quello di sapere in che modo possiamo essere ancora concorrenziali “battendo” ulteriormente moneta, destinata ad attirare gli investitori che prediligono il franco come moneta rifugio, nessuno si esprime. Le mie conoscenze economiche segnatamente in politica monetaria sono limitate.
Sarei veramente grato a personaggi come Alfonso Tuor se volessero approfondire quegli aspetti.
Nel corso della Seconda guerra mondiale l’industria alberghiera e turistica è stata sostenuta con una legislazione speciale.
Se l’apprezzamento del franco dovesse persistere, non possiamo non varare nuove norme appropriate a promuovere un turismo interno, che offra vacanze a buon mercato a chi per le vacanze è così indotto a prediligere la Svizzera. Anche in tema di turismo interno vi sono mille proposte.”
Warning: Attempt to read property "post_excerpt" on null in /home/clients/d43697fba9b448981cd8cd1cb3390402/web/content/themes/newsup/inc/ansar/hooks/hook-index-main.php on line 116