Anders Breivik, il 32enne norvegese che lo scorso 22 luglio ha seminato panico e morte in Norvegia è stato interrogato per la terza volta da quando è stato arrestato.
Breivik, che ad Oslo e sull’isola di Utoeya aveva ucciso 77 persone, era stato interrogato una prima volta la sera del 22 luglio e poi ancora venerdì scorso.


Tramite il suo avvocato Geir Lippestadt, Breivik ha fatto sapere che vuole essere visitato da uno psichiatra giapponese, più abilitato nel capire “il suo senso dell’onore” che non un medico europeo.
Una richiesta che ha poche possibilità di essere accolta. Tutte le precedenti richieste di Breivik sono state respinte. Non potrà comparire al processo vestito con l’uniforme miliare, i dibattimenti giudiziari saranno in norvegese e non in inglese, come lui aveva auspicato e il processo – fra sei settimane circa – sarà a porte chiuse e non pubblico.
Lippestadt, che è l’unico contatto con Breivik e il mondo esterno, ha spiegato che il suo cliente spera che il suo atto terroristico stia ancora suscitando scalpore: “Vuole che si parli della strage che ha compiuto, che la cosa venga dibattuta – ha detto – L’arresto lo ha fatto sentire un martire, anche se è cosciente dell’odio che ispira alla comunità.”