I dirigenti della Zona euro sono giunti giovedì ad un accordo su un nuovo piano di aiuti alla Grecia. 158 miliardi di euro, di cui 109 miliardi finanziati da Fondo monetario internazionale ed Unione europea.
Al piano di aiuti parteciperanno anche creditori privati, ossia banche, assicurazioni e fondi pensione, che però non hanno ancora definito l’importo e la modalità dei loro contributi, i quali dovrebbero arrivare a 37 miliardi di euro.
Una partecipazione, quella degli istituti privati, che per la Grecia potrebbe significare un default di pagamento selettivo, in quanto le opzioni a disposizione dei privati per finanziare il paese implicano che i creditori privati rinunceranno a essere rimborsati di una parte dei fondi concessi.
Questo ridurrà certamente il debito globale della Grecia, ma le agenzie di rating considereranno il paese in default di pagamento selettivo.
Per ricapitalizzare le banche in vista di queste perdite i vertici della Zona euro hanno deciso di dotare il Fondo europeo salva Stati (istituito nel 2010) di nuove capacità di intervento. Il che, secondo Nicolas Sarkozy, è la premessa per la creazione di un Fondo monetario europeo.
A corto termine Grecia e Zona euro possono dunque respirare. La Grecia continuerà a ricevere finanziamenti a tassi d’interesse minore (3.5% invece di 4.5%) e avrà più tempo per rimborsare i prestiti (un minimo di 15 anni invece di 7 anni e mezzo).
Se cadrà in default selettivo, i vertici europei assicurano che sarà temporaneo, in quanto la situazione verrà attentamente sorvegliata da vicino e il governo di Atene non verrà abbandonato al suo destino.
Sul lungo termine l’Europa dovrà sicuramente investire maggiormente per creare un ciclo di crescita economica capace di ridare forza ai paesi più deboli. Nel caso contrario questi paesi torneranno al punto critico di partenza.
Il presidente francese Sarkozy ha evocato un Fondo monetario europeo ed è indubbio che l’Unione europea non può più andare avanti senza un governo economico capace di trovare le soluzioni alla crisi.
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