Nel rapporto riguardante l’avanzamento della Bulgaria e della Romania redatto ogni anni nel rispetto del “Meccanismo di controllo e verifica” istituito prima dell’ingresso dei due Paesi nell’UE, anche quest’anno la Commissione europea rileva che i due paesi non fanno alcun sforzo nella lotta contro la corruzione e il crimine organizzato.
Un rimprovero che Bruxelles va ripetendo dal gennaio 2007, da quando i due paesi sono entrate nell’Unione europea. Rimproveri continui ed inefficaci, ai quali si accompagnano sterili minacce di sanzioni che puntualmente non arrivano.
Sarebbe ora che Bruxelles smettesse di fare il cane che abbaia e che non morde segnalando problemi senza menzionare i nomi dei responsabili e delle persone coinvolte nei casi che vengono denunciati.
I rapporti annuali sull’avanzamento dei due paesi sono sempre più sterili, contengono fatti generali, senza alcun riferimento preciso. Nessun dirigente bulgaro o rumeno vi è menzionato e dunque nessun dirigente si sente chiamato in causa, né si sente toccato dalle critiche.
Eppure in Bulgaria e in Romania, così come anche a Bruxelles, i responsabili della corruzione e del crimine organizzato sono conosciuti, in quanto si tratta di persone che non si nascondono, ma che anzi sbandierano il loro potere e la loro influenza incuranti di ogni ripercussione.
La corruzione in questi paesi sopravvive non solo per l’assenza di valide misure di contrasto, ma anche per la mancanza di una volontà politica per combatterla. Una volontà politica che manca ai dirigenti rumeni e bulgari ma anche ai vertici dell’Unione europea.
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