I dirigenti della Zona euro stanno seriamente valutando la possibilità di una tassa sulle banche europee per finanziare la parte privata del secondo piano di aiuti alla Grecia. La tassa verrebbe applicata a tutte le banche della Zona euro, che abbiano o meno obbligazioni greche.
Stando a diverse fonti vicine ai negoziati, i primi calcoli valutano il prodotto di questa tassa fra i 20 e i 30 miliardi di euro su un periodo di 2-3 anni.
“Questa proposta va contro il principio della partecipazione volontaria dei privati – ha osservato Nicolas Veron, economista presso l’Istituto Bruegel di Bruxelles – anche se è logico che le difficoltà di discussione sulla partecipazione del settore privato abbiano spinto i governi ad un finanziamento tramite una tassa obbligatoria.”
Il piano era stato confermato lunedì dal ministro francese degli Affari europei Jean Leonetti, ma alle banche francesi – e a quelle tedesche – non piace.
“Il principio di questa proposta risponde ad una logica strana – ha dichiarato martedì il presidente della Federazione della banche francesi François Pérol – Perché una tassa applicata unicamente alle banche, anche se non detengono titoli dello Stato greco? Quando in Europa vi sono assicurazioni, fondi pensione, fondi d’investimento, hedge funds ed altre istituzioni finanziarie che secondo una stima recente di Axa IM detengono in totale circa 100 miliardi di euro in titoli di Stato della Grecia?”
Il presidente della Federazione tedesca delle banche, Michael Kemmer, ritiene che la proposta sia fuorviante. Dopo tutte le tasse che sono state loro imposte dall’inizio della crisi economica, le banche vivono male la prospettiva di una nuova imposta arbitraria.
Ad esempio, in Germania il Parlamento ha recentemente adottato una tassa sui profitti delle banche che andrà ad alimentare un fondo d’urgenza per l’eventuale fallimento di un grande istituto del paese.
In Francia il governo ha adottato lo scorso anno una tassa bancaria per alimentare il budget dello Stato. In Gran Bretagna una simile tassa porta ogni anno nelle casse statali il corrispondente di 5 miliardi di franchi svizzeri.
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Le tasse sulle banche conviene alla Francia che è piena di titoli greci che non valgono ormai più nulla e François Pérol racconta "fregnacce".
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