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Nella crisi non perdiamo la bussola – Gabriele Lafranchi

A che punto siamo con la crisi economica? Quanto è grave? Tra la gente comune la domanda sembra serpeggiare con maggiore insistenza. L’inquietudine è in crescita. Devo ritirare i soldi dalla banca?
Assisterò impotente all’annientamento del mio secondo pilastro? Sono preoccupazioni più che legittime
.

La situazione è seria, molto più seria di quanto traspaia sovente dagli organi di informazione.
Per fortuna il web è ancora uno spazio di libertà dove i pennivendoli di regime sono sbugiardati regolarmente da gente meno nota ma più preparata. Quando le crisi colpiscono la società, immancabilmente si mette in moto l'”operazione diversivo” e la ricerca del capro espiatorio. E’ lo sport preferito dei politici e degli intellettuali che ne fungono da stampella.

In questi momenti, dove non è possibile escludere a priori rivolte violente nemmeno tanto lontano da noi, la necessità di comprendere il perché e il per come determinate cose accadano è un esercizio che non si può più rimandare. I pifferai magici dello statalismo sono già in azione. Il rischio è di cadere dalla padella nella brace.
E’ sotto gli occhi di tutti che gli speculatori e il capitalismo siedono attualmente sul banco dei condannati (non sono nemmeno più imputati). Lo si legge e sente tutti i giorni e in tutte le salse. Sono menzogne. Peggio: Sono menzogne pericolose che porteranno ad interventi riparatori errati e quindi inefficaci.

Eccone alcune:
1) Quando vi raccontano che i governi sono in difficoltà per colpa degli speculatori che rubano e predano, beh, stanno alzando la cortina di fumo. Sono in difficoltà per colpa delle scelte effettuate dalle medesime caste al potere. Sono i governi e i parlamenti che hanno dimenticato la regola di base di ogni famiglia. Si vive con quello che si ha.
Gli speculatori, grazie a Dio, esistono e ci ricordano ogni giorno che i principi economici non sono un “optional”.
Viviamo pur sempre e ancora sul pianeta Terra. Programmi statali di spesa insostenibili, debiti pubblici elevati, corruzione, ecc. , non sono catastrofi naturali, sono frutti avvelenati di opzioni intellettuali errate.

2) Quando condannano un giorno sì e l’altro pure il capitalismo non puntano ad altro che scambiare la nostra legittima indignazione con la sottomissione al volere del burocrate e del parassita governativo di turno.
Il capitalismo, vale a dire il libero scambio di legittimi diritti di proprietà, è l’unico sistema morale che rispetta l’individuo. E’ l’unico che ci evita di vivere da servi. E’ l’unico che ci permette di votare ogni giorno, scegliendo, e di conservare i frutti del nostro lavoro (che detto per inciso sono di ognuno di noi e non dei pescecani abituati a vivere alla spalle degli altri).
Ci dicono che il capitalismo non ha etica né morale e che va corretto e moralizzato. Mentono ancora. Non è perfetto, ma correttamente inteso è l’unico che esalta la libertà e la responsabilità individuale. Non ci sono terze vie tra libertà e sfruttamento.

3) Ci dicono che necessitano di maggiori mezzi finanziari per fare il bene. Eppure il peso dello Stato nell’economia non è mai stato così grande. Quando si fermeranno? A che percentuale? Per non parlare poi degli effetti collaterali che già si vedono (disincentivi, ricerche di rendite durature, ecc.).

4) Si vogliono impegnare, e chiedono quindi più Stato, per finirla con “la privatizzazione degli utili e la socializzazione delle perdite”, cosa vera e vergognosa, per carità, ma non è forse altrettanto vero che questi fenomeni sono resi possibili unicamente da legislazioni statali?

5) Ci riempiono il cranio con le oligarchie bancarie che ci sfruttano. Ma dimenticano sempre di dire che il sistema monetario è basato sul monopolio della moneta stabilito per legge dallo Stato e sul potere, concesso dallo Stato, alle banche centrali, di manipolare i tassi di interesse. Ovviamente si guardano bene dal dire che questo non ha nulla a che vedere con lo spauracchio dell’ultra-liberalismo.

Avete mai letto il punto 5 del manifesto del Partito comunista del 1848: “Accentramento del credito in mano dello Stato mediante una banca nazionale con capitale dello Stato e monopolio esclusivo”. Viviamo in un mondo dove le parole sono armi di manipolazione di massa. Resistere è possibile. E’ persino semplice.
Libertà e coercizione non sono la medesima cosa. Lo statalismo, il collettivismo non hanno mai funzionato e non funzioneranno mai. Sono degli errori intellettuali che economisti liberali hanno demolito in modo più che convincente decenni fa.
Non è difficile fare una scelta di campo, basata sulla logica, e tirarne le conseguente. I privilegi li può concedere unicamente lo Stato.

Nel libero mercato ogni scambio è un atto di libera scelta, per definizione vantaggioso per entrambe le parti. La tanto amata lotta di classe, non in senso marxista ovviamente, è quella che vede contrapposto chi si guadagna da vivere nel libero mercato (o quel che ne rimane) ai socialisti di tutti i partiti che si appoggiano alla coercizione dell’appartato statale per assicurarsi il prossimo pasto.
Oltre ai soliti noti, i vari burocrati, nella lista dei principali privilegiati vanno inseriti anche gli attori del mondo della finanza. Senza le banche centrali, senza il monopolio sulla moneta, senza la possibilità di manipolare i tassi di interesse e di finanziare, fino a quando, debiti pubblici insostenibili non saremmo nel quarto anno di una crisi economica che sembra senza fine.

Ce lo dipingono come un mondo senza regole. Buffonate. Ricordiamocelo quando ci propongono più interventismo per migliorare le cose. Il cuore della crisi è lo statalismo selvaggio, criminale e ladro. Speriamo di non pagarne un prezzo troppo alto.

Gabriele Lafranchi – presidente Associazione Liberisti Ticinesi

Redazione

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  • L'"argomento" comunemente portato per concludere che i sistemi di protezione sociale non sono più economicamente sostenibili è il deterioramento dei bilanci pubblici. Le entrate stagnano, le spese aumentano, specialmente, si dice, quelle attinenti a pensioni e sanità, a causa della accresciuta quota di anziani sulla popolazione lavorativa e ...blablabla e blablabla. Richieste sostenute da parte dei media, dei think tanks neoliberali mediante dimostrazioni confezionate come se fossero inconfutabili. Per sua natura l'ideologia che legittima il neoliberalismo, è un fiero nemico dei sistemi pubblici di protezione sociale, ovunque esistano e anche dove"funzionano". Il pros"elitismo" di chi odia congenitamente qualsiasi contribuzione fiscale, ma possiede tre barche, un jet posteggiato a tremila franchi al giorno, un attico in ogni metropoli di tendenza e che controlla soprattutto le leve della propaganda mediatica, seduce anche chi, magari senza rendersene conto, caro signor Lafranchi, ne trae benefici: infrastrutture invidiate, garanzie giuridiche affidabili, servizio pubblico qualificato, livello burocratico accettabile, sussidi di vario genere, eccetera. Incontestabile che il deterioramento dei bilanci pubblici sia un dato reale, come pure innegabile che possa esistere un uso incontrollato dei soldi del contribuente. Scorretto è utilizzare il tema contro le strutture di ridistribuzione, quando si considera che il debito è stato generato in massima parte proprio dai disastri nati dalle politiche finanziarie ed economiche del neoliberalismo. Inoltre se tutti pagassero il dovuto, e qui sta il problema vero, si potrebbe sostituire il propagandistico "viviamo al di sopra delle nostre possibilità" in quello più realistico "viviamo al di sotto delle "vere" possibilità. A' Lafraa, ca nisciun è fess.

  • L'"argomento" comunemente portato per concludere che i sistemi di protezione sociale non sono più economicamente sostenibili è il deterioramento dei bilanci pubblici. Le entrate stagnano, le spese aumentano, specialmente, si dice, quelle attinenti a pensioni e sanità, a causa della accresciuta quota di anziani sulla popolazione lavorativa e ...blablabla e blablabla. Richieste sostenute da parte dei media, dei think tanks neoliberali mediante dimostrazioni confezionate come se fossero inconfutabili. Per sua natura l'ideologia che legittima il neoliberalismo, è un fiero nemico dei sistemi pubblici di protezione sociale, ovunque esistano e anche dove"funzionano". Il pros"elitismo" di chi odia congenitamente qualsiasi contribuzione fiscale, ma possiede tre barche, un jet posteggiato a tremila franchi al giorno, un attico in ogni metropoli di tendenza e che controlla soprattutto le leve della propaganda mediatica, seduce anche chi, magari senza rendersene conto, caro signor Lafranchi, ne trae benefici: infrastrutture invidiate, garanzie giuridiche affidabili, servizio pubblico qualificato, livello burocratico accettabile, sussidi di vario genere, eccetera. Incontestabile che il deterioramento dei bilanci pubblici sia un dato reale, come pure innegabile che possa esistere un uso incontrollato dei soldi del contribuente. Scorretto è utilizzare il tema contro le strutture di ridistribuzione, quando si considera che il debito è stato generato in massima parte proprio dai disastri nati dalle politiche finanziarie ed economiche del neoliberalismo. Inoltre se tutti pagassero il dovuto, e qui sta il problema vero, si potrebbe sostituire il propagandistico "viviamo al di sopra delle nostre possibilità" in quello più realistico "viviamo al di sotto delle "vere" possibilità. A' Lafraa, ca nisciun è fess.

  • Egregio presidente,

    come lei certamente saprà, nel mondo "preliberista" vi era almeno una minima sicurezza sociale, le espressioni partitiche cooperavano alla gestione del bene collettivo anche dei ceti medi attraverso
    la quotidiana mediazione dei conflitti. Il motto era: prudenza.

    Alla grande finanza, evidentemente, questo assetto sociale andava stretto. Era "necessaria" un’alternativa che rendesse più fluide le procedure di profitto.
    Fare la grana in fretta.

    Il turbocapitalismo liberista spazzò via il modello culturale della conciliazione (ritenuto troppo lento, aveva tempi lunghi, fatto di compromessi tipici della concertazione democratica) con quello della competizione: immediato, istintivo,unilaterale, brutale.
    La selezione naturale.

    Questo avvenne in modo sospetto e ambiguo, celando i veri obiettivi sotto la cappa dei successi effimeri dei mercati, dell’aumento della produttività raggiunti in campo economico, delle bolle speculative, un entusiasmo basato essenzialmente sul culto del vincente che alimentò il cinismo etico. Far West.

    Ci si dimenticò, volutamente, che una sistema che dà tanta importanza ai diritti presuppone soggetti capaci di rispettare i diritti degli altri, se non altro perché si aspettano che gli altri, a loro volta, rispettino i loro. Cucca.

    Si comincia, così, a chiarire uno dei tratti inquietanti della cultura liberista: l'affermazione di un modello come principio universale. Il modello sarebbe tale e come tale si affermerebbe, non solamente perché sostenuto da qualcuno, ma perché accettato in maniera indistinta da una maggioranza.
    Bingo!

    C'è chi è arrivato perfino a sostenere che il neoliberismo sia l'equivalente odierno delle grandi ideologie del novecento; anzi, che sia un'ideologia molto più vicina a conquistare un'egemonia assoluta di quanto lo sia mai stata qualunque ideologia precedente.
    Tina: There Is No Alternative.

    Ma era, ed è, un organismo “dopato”. Come nello sport, dopo i successi arriva il crollo. Crash.

    Le alterne vicende collettive, con crolli e rialzi improvvisi, hanno assunto il carattere lugubre delle catastrofi naturali, benché questo paragone sembri sempre più inadeguato, funziona perché si abitua la gente a pensare che dietro ai tracolli, non ci sia lo speculatore avido e cinico, ma una fatale ineluttabilità. Bingodue.

    Poi basta con il contrapporre simmetricamente le presunte qualità del liberismo coi disastri del comunismo. In opposizione al liberismo non sta il comunismo, stanno la ragionevolezza, la sobrietà e la giustizia sociale. Inoltre chi criminalizza lo Stato ("statalismo selvaggio, criminale e ladro") e sostiene, testualmente "grazie a Dio, ci sono gli speculatori" non meriterebbe altri commenti.
    No Comment.

    • In opposizione al liberismo stanno il comunismo, il socialismo, le social-democrazie, le radical-democrazie, i finti liberali nostrani, i catto-socialisti nostrani, la non ragionevolezza, la non sobrietà (anzi la pretesa di poter vivere eternamente e alla grande sulle spalle degli altri) e l'insana utopia di poter imporre la fratellanza per legge (in termini laici la cosiddetta "giustizia sociale").

      Poi contro il liberismo ci sono coloro che del liberismo hanno un'idea completamente distorta, associandolo ai peggiori misfatti di questa terra (come fa lei) e c'è lo statalismo selvaggio, criminale e ladro che è il vero responsabile di tali misfatti, che sarebbero ancora più grandi se non ci fossero gli speculatori.

      Ci vuole perciò coraggio per essere liberi, ma ci vuole più coraggio ancora per essere e professarsi liberisti in un mondo di falsi valori, di alibi costruiti ad arte per eludere le proprie responsabilità, di compromessi ideologici, di mimetismi intellettuali e di demagogia politica, dove l’umanesimo liberale è ignorato, distorto e caricaturizzato fino all’odio.

      • Ho dimenticato di citare anche la cosiddetta "destra sociale" tra i nemici del liberismo ... anche se a qualche ex liberale sembra piacere molto :-))

        • Da lungo tempo il populismo economico liberista tenta di cavalcare la teoria secondo esisterebbe un’agevolata compagnia di privilegiati abituali frequentatori degli alberghi a cinque stelle che sono, per esempio gli impiegati statali, i funzionari di base, gli insegnanti di ogni ordine e grado, gli intellettuali stipendiati, oppure i nababbi che hanno un impiego federale che prosperano scandalosamente in tutta sicurezza sindacale, a cui inoltre è toccata una condizione di pensionamento talmente infame da essere uno scandalo insopportabile. Sono stati codesti celebri tutelati, operai o impiegati parassitari che inoltre osano chiedere che gli si aumentino gli stipendi a dismisura che hanno creato la voragine finanziaria attuale. Mentre le "forze vive", questi dirigenti, questi ceo, questi manager, gli speculatori (nel senso etimologico) di borsa, i paladini della finanza creativa, i profeti “liberisti” degli investimenti sicuri, gli unici capaci di assumersi dei rischi, combattenti impazienti di mettersi senza sosta e senza fine in pericolo, per il bene comune, sono vessati dal popolo di sinistra, irriconoscente. Diciamo che le cose non stanno proprio così. Vogliamo parlare del crollo di Wall Street? Come tutti sanno fu la causa di una crisi economica che sconvolse l'economia mondiale alla fine degli anni venti, con gravi ripercussioni durante i primi anni del decennio successivo. “Depressione ebbe effetti devastanti sia nei paesi industrializzati, sia in quelli esportatori di materie prime. Il commercio internazionale diminuì considerevolmente, così come i redditi dei lavoratori, il gettito fiscale, i prezzi e i profitti. Le maggiori città di tutto il mondo furono duramente colpite”. Non ribaditemi ora che questo cataclisma economico fu provocato dai salariati parassiti. Fu creato dai “acrobati” della finanza, molti dei quali misero fine ai loro giorni, proprio in quella logica autodistruttiva tipica del brigante. Per gli altri, operai e salariati, fu l'anticamera degli sconvolgimenti politici europei del novecento, che li obbligarono a dover subire l’estremismo populista che si trasformò ben presto in dittature sanguinarie.

          • Caro Jack, ti ringrazio per la tua indiretta attestazione di stima. Se lo fossi, scriverei meglio e più correttamente. Poi fare l'insegnante è un mestiere difficile. Troppo difficile. Buona serata.

          • Caro Jack, ecco trovato un Maestro. Maestro di vita. E il nostro “bullshitkiller”, che già il nome è un programma di modestia. Ma la sua modestia traspare, oddio traspare... direi si manifesta alla grande quando pontifica dall’alto della sua cultura economica come il mondo dovrebbe andare. Seguendo eccome no, la sua discreta dottrina. Ma la cosa che fa abbozzare un sorriso che “Lui” mi appioppi poi, e cito “sapientoni presuntuosi come te” questa poi è il massimo. Adesso esco. Poi se mi va risponderò pure al "nostro". Buona serata. :wink:

          • Caro extraverbo, ma perché vai a impicciarti in affari che non ti riguardano. Rispondo io a bullshitkiller. Per prima cosa approvo ciò che tu dici. In secondo luogo dico al nostro Maestro, come tu lo chiami, che la Cina ha un’economia che tende ad un presunto “liberismo” ma sotto un ferreo controllo statale. Inoltre per quanto riguarda la “negata” richiesta di aiuto allo Stato, questo avviene già. La destra liberista chiede regolarmente aiuto allo Stato. Infatti è quotidiana la richiesta di un intervento statalista. Un esempio: il problema del ristorno delle imposte ai frontalieri. Un secondo esempio: la richiesta di costruzione di un muro a Chiasso. Un terzo: il controllo sui cantieri del Lac. Un quarto: il controllo delle frontiere, in barba agli accordi di Schengen. In tutti questi casi, e in molti altri, si è chiamata a gran voce la presenza dello Stato. Definito, in certe circostanze, “governicchio”. Ma valli a capire questi qua.

          • Con gli esempi da te citati i liberisti non hanno a che vedere. Tu stai mischiando le lepri con i conigli. I LIBERISTI SONO UNA COSA, LA DESTRA "SOCIALE E NON SOCIALE" UN'ALTRA. Se non fosse così saremmo tutti confluiti nella Lega e nell'UDC non ti pare? :-)

          • Ma un sostegno, nel vostro piccolo, lo dovete dare!
            Volete che vincano i Radicali
            con i loro piccoli alleati Bolscevichi?
            La "finanza creativa" del socialismo reale?
            Il Partito delle Tasse? Volete questo?

          • Quando la barca affonda discutere se è meglio virare a sinistra o a destra mi lascia completamente indifferente. È una mia,l'ammetto, pessimistica previsione, che può non coincidere con quella di altri amici che sono liberi di votare per chi pare loro. In buona sostanza: né le banche centrali né i politici (di qualunque colore) potranno influire minimamente sul corso di questa crisi. Per come si sono messe le cose non ci sono ricette e tutti sono condannati all'immobilismo; la BNS ha le mani legate, non può alzare i tassi e porre fine alla politica monetaria espansionista, e i politici non possono niente di sostanziale (qualche punto in più o in meno del livello di tassazione non rimuoverà i motivi scatenanti della crisi). Potranno invece partecipare ad inutili meeting internazionali e parlare, parlare, parlare, oh sì, quello sì, ne sentiremo di tutti i colori e ognuno ci propinerà ricette miracolose, nelle quali sarà però il primo a non credere perché sa già CHE NON SI PUÒ FARE NIENTE.
            C'è solo da vedere come finirà questo esperimento storico di cialtroneria monetaria truffaldina globale. Perché non c'è un precedente simile in tutta la storia dell'umanità e nessuno sa dire cosa succederà adesso e cosa succederà poi. Ce n'è quanto basta per starsene comodamente seduti sulla sponda del fiume a vedere chi passa (vivo o morto).
            Mi sento nella condizione di un condannato a morte che apprezza gli ultimi raggi di sole e il profumo di un fiore ai quali non aveva mai fatto caso per tutta la vita :(

          • Accolgo in parte la tua critica al sistema economico centralizzato. Se non mi sbaglio (correggimi, nel tal caso) il nobel per l'economia Von Hayek aveva più volte considerato il fatto, per farla breve, che un sistema economico basato sulla pianificazione, un sistema comunista per esempio, per auto-mantenersi, prima o poi avrebbe dovuto usare metodi coercitivi. Okkei. Sono d'accordo con te anche quando dici che le grandi banche/grandi manager statali, in accordo tra loro, sono riusciti a giocarci un tiro mancino e che l'abbiano fatto per reciproci interessi. Ovvio. Tutti, almeno un terzo di chi scrive qui, è d'accordo sulla diagnosi. Vado in fretta. Il problema è dove vi collocate politicamente. Nel mondo reale, quotidiano. Le interconnessioni "globalizzate" non lasciano più spazio a idealismi, nobili, sinceri, corretti, da "anacoreti", privi di un’azione pratica, perché come tu dici il tempo stringe, oppure è addirittura scaduto. In un'eventuale terapia siamo probabilmente in netto disaccordo. Azionisti e speculatori (anche nel senso che tu intendi) calcolano il beneficio in base ai profitti immediati. Non viene contemplato "un bene comune", perché sono, anche nell'accezione positiva, degli "individualisti". Nella lotta tra individualisti non vince sempre il "migliore". Spesso vince il più scaltro, il più determinato, il più astuto. Chi ha goduto di condizioni di partenza vantaggiose oppure di alleanze vaste e potenti. Potrei farti centinaia di esempi di relativi, politici, intellettuali e scienziati diventati importanti, ricchi e potenti per motivi diametralmente opposti al merito. “Un sistema che dà tanta importanza ai diritti presuppone soggetti capaci di rispettare i diritti degli altri, se non altro perché si aspettano che gli altri, a loro volta, rispettino i loro”. Mi sembra di aver detto in post precedente. Quindi sono e rimango scettico.

          • Prendo atto che concordi nella diagnosi. Quanto alla terapia per rimediare ai guasti di quello che tu chiami a ragione "un tiro mancino" dubito che possiamo essere in disaccordo perché noi di terapie non ce ne abbiamo. O meglio, non essendo dei violenti, dovremmo proporre la terapia del "convincimento", che prevede però tempi troppo lunghi rispetto alla velocità con la quale vediamo correre la crisi. Quindi siamo dei "rassegnati al peggio senza terapia". Le nostre elucubrazioni non sono dunque mirate ad impedire che la crisi faccia il suo corso, ma che rimedi peggiori del male possano renderla ancora più insopportabile. Quello che temiamo è che le masse vengano strumentalizzate da figure populiste che, non avendo capito le cause vere della crisi, la strumentalizzino per dare quelle risposte alle quali, ahimé, la storia ci ha abituato: guerre, distruzioni, rivoluzioni e quant'altro.
            Sono circa 4 anni che, sacri testi di scuola austriaca alla mano, andiamo profetizzando la madre di tutte le crisi: abbiamo raccolto solo scherni e dileggi. Con quale animo potremo presentarci alle elezioni? E come potremo appoggiare chi dà della crisi spiegazioni che non collimano con la coerenza intellettuale della nostra analisi?
            Questi, molto sinceramente, sono i motivi del nostro impasse.
            Ti risparmio una "lezione" impossibile su questo blog per rispondere alle altre questioni da te sollevate: "bene comune", "speculatori", "rispetto reciproco dei diritti individuali".
            Per quanto possa sorprenderti personalmente sono cristiano (abbastanza praticante) e siccome "si può essere liberali senza essere cristiani, ma non si può essere cristiani senza essere liberali" ho raccolto in un libercolo di appena 80 pagine a titolo "CRISTIANI, manuale per fedeli allo sbando" il mio punto di vista sui temi da te sollevati. È scaricabile gratuitamente dalla Home page del nostro sito http://www.liberisti.org.
            Se hai tempo e voglia puoi dedicargli un paio d'ore, poi ne riparliamo.
            Saluti.

          • Il tuo post tradisce la totale "non conoscenza" della scuola austriaca di economia sulla quale i liberisti fondano le loro interpretazioni dei fatti economici accaduti (incluso il crollo del '29, la cui spiegazione con coincide ovviamente con la tua) e di quelli che stanno accadendo (il crollo che avverrà, anzi, che sta già avvenendo).
            Il nocciolo del problema è il monopolio incontrastato sulla moneta da parte delle banche centrali (si chiamino FED, BCE o BNS).
            Come a tutti noto oggi le monete sono un bene fiduciario, delle FIAT MONEY (sia fatta la moneta ), come si dice in gergo.
            La copertura in oro del credito elargito in moneta cartacea o digitale e amplificato dalla famigerata "riserva frazionaria" delle banche commerciali è irrisoria.
            Sono occorsi circa trecento anni perché i banchieri, d'accordo con gli uomini dello Stato, potessero realizzare il sogno di fare dei soldi del monopoli dei soldi veri.
            Ma alla fine ci sono riusciti e entrambi hanno tratto da questa truffa reciproci vantaggi: i primi, gravando i loro crediti in moneta fasulla di un tasso di interesse si sono ingrassati in maniera abominevole, i secondi, cavalcando demagogicamente il benessere drogato con l'espansione del credito, hanno potuto raccogliere facili e immeritati consensi.
            Il problema è che ogni tanto il meccanismo si inceppa, perché l'abbondanza di denaro falso, crea negli imprenditori false aspettative sulla ricettività del mercato. Quando si verifica lo scollamento tra l'offerta e la domanda (perché non si può pretendere di consumare sempre di più all'infinito) o si continua drogare il sistema (è quello che stanno facendo le banche centrali tutte, inclusa la BNS) o si va in recessione.
            Quindi, detta papale papale: o si risolve questo problema o sbatteremo ciclicamente il grugno contro questo tipo di crisi. Chiaro o devo fare un disegnino?
            Questa crisi è la più brutta di tutte perché questa volta ci sono in giro nel mondo triliardi di debiti che nessuno riuscirà più a pagare.
            Siamo così convinti della gravità della cosa e così lontani dalla diatriba tasse su, tasse giù, ristorni sì, ristorni no, e quant'altro che tutto il chiacchiericcio cantonticinese ci sembra simile a quei capponi di Renzo Travaglino che si bezzicavano a testa in giù mentre li portava in dono all'Azzeccagarbugli.
            Secondo me la nostra classe politica non ha ancora realizzato lo scherzo cinese che si sta realizzando. Lo capirà suo malgrado. Occhio che se non si trova un rimedio la Svizzera non farà eccezione: fallirà in due minuti.

          • Mi scuso con sator se ho assunto, involontariamente la sua difesa. Ho pensato, sbagliandomi che le delicatezze bullshittiane venissero a me. Uela, ma da dove viene sto Bullshitkiller. Prima di tutto se scomponessimo il nikname nelle tre parti che lo compongono, bisognerebbe verificare quali delle tre siano più in sintonia col personaggio: bull, shit, oppure killer? Risolto il dilemma, bisognerebbe sapere perché insulta gratuitamente gli interlocutori che non sono del suo avviso. Se noi considerassimo questi fatti forse ne uscirebbe un ritratto dell’insigne liberista più fedele all’originale? Il sommo poi enuncia la sua teoria senza il minimo dubbio, come se fosse un possessore assoluto di verità... dogmatiche. Cita le economie keynesiane, addirittura. Le cita come fossero sostanza letale. Le economie ispirate a Keynes, probabilmente superate, resero vivibile il dopoguerra di ricostruzione, stimatissimo bull oppure shit oppure killer, fino all’arrivo delle teorie di Milton Friedman ai tempi dell’accoppiata Reagan/Tatscher. Da lì in poi il trionfo del liberismo. E i risultati della navigazione “titanica” si mostrano oggi in tutto il loro “glaciale” successo. Ma, “Dicolamia”: non siete nella lega, non siete nell’udc, ma dove state allora? Fatevi vedere, fatevi sentire, fondate un partito, rendetevi riconoscibili. Inoltre siete lepri o conigli? Insomma! Se io vivessi in uno Stato debole con un governicchio e fossi, per delirio, liberista, sarei pure contento di avere un antagonista fiacco. Invece, come mi sembra, lo si richiama spesso alla sveglia, lo si mette sull’attenti, in sostanza lo si reclama a gran voce. Ma guarda un po’ te. Tuttavia lascio questo blog. Troppo schierato. E’ come andare in quei bar dove ci sono i tifosi di una sola squadra. Non si può far altro che litigare. Quindi meglio evitare... scappo come un coniglio.

          • Secondo me, loro non sono un partito vero e proprio
            bensì un CLUB di intellettuali.

            Un partito è un'altra cosa, un po' più orrida.
            Forse dovrebbero "agganciarsi" a qualcosa ma...
            ... perderebbero la loro purezza!

  • Egregio presidente,

    come lei certamente saprà, nel mondo "preliberista" vi era almeno una minima sicurezza sociale, le espressioni partitiche cooperavano alla gestione del bene collettivo anche dei ceti medi attraverso
    la quotidiana mediazione dei conflitti. Il motto era: prudenza.

    Alla grande finanza, evidentemente, questo assetto sociale andava stretto. Era "necessaria" un’alternativa che rendesse più fluide le procedure di profitto.
    Fare la grana in fretta.

    Il turbocapitalismo liberista spazzò via il modello culturale della conciliazione (ritenuto troppo lento, aveva tempi lunghi, fatto di compromessi tipici della concertazione democratica) con quello della competizione: immediato, istintivo,unilaterale, brutale.
    La selezione naturale.

    Questo avvenne in modo sospetto e ambiguo, celando i veri obiettivi sotto la cappa dei successi effimeri dei mercati, dell’aumento della produttività raggiunti in campo economico, delle bolle speculative, un entusiasmo basato essenzialmente sul culto del vincente che alimentò il cinismo etico. Far West.

    Ci si dimenticò, volutamente, che una sistema che dà tanta importanza ai diritti presuppone soggetti capaci di rispettare i diritti degli altri, se non altro perché si aspettano che gli altri, a loro volta, rispettino i loro. Cucca.

    Si comincia, così, a chiarire uno dei tratti inquietanti della cultura liberista: l'affermazione di un modello come principio universale. Il modello sarebbe tale e come tale si affermerebbe, non solamente perché sostenuto da qualcuno, ma perché accettato in maniera indistinta da una maggioranza.
    Bingo!

    C'è chi è arrivato perfino a sostenere che il neoliberismo sia l'equivalente odierno delle grandi ideologie del novecento; anzi, che sia un'ideologia molto più vicina a conquistare un'egemonia assoluta di quanto lo sia mai stata qualunque ideologia precedente.
    Tina: There Is No Alternative.

    Ma era, ed è, un organismo “dopato”. Come nello sport, dopo i successi arriva il crollo. Crash.

    Le alterne vicende collettive, con crolli e rialzi improvvisi, hanno assunto il carattere lugubre delle catastrofi naturali, benché questo paragone sembri sempre più inadeguato, funziona perché si abitua la gente a pensare che dietro ai tracolli, non ci sia lo speculatore avido e cinico, ma una fatale ineluttabilità. Bingodue.

    Poi basta con il contrapporre simmetricamente le presunte qualità del liberismo coi disastri del comunismo. In opposizione al liberismo non sta il comunismo, stanno la ragionevolezza, la sobrietà e la giustizia sociale. Inoltre chi criminalizza lo Stato ("statalismo selvaggio, criminale e ladro") e sostiene, testualmente "grazie a Dio, ci sono gli speculatori" non meriterebbe altri commenti.
    No Comment.

    • In opposizione al liberismo stanno il comunismo, il socialismo, le social-democrazie, le radical-democrazie, i finti liberali nostrani, i catto-socialisti nostrani, la non ragionevolezza, la non sobrietà (anzi la pretesa di poter vivere eternamente e alla grande sulle spalle degli altri) e l'insana utopia di poter imporre la fratellanza per legge (in termini laici la cosiddetta "giustizia sociale").

      Poi contro il liberismo ci sono coloro che del liberismo hanno un'idea completamente distorta, associandolo ai peggiori misfatti di questa terra (come fa lei) e c'è lo statalismo selvaggio, criminale e ladro che è il vero responsabile di tali misfatti, che sarebbero ancora più grandi se non ci fossero gli speculatori.

      Ci vuole perciò coraggio per essere liberi, ma ci vuole più coraggio ancora per essere e professarsi liberisti in un mondo di falsi valori, di alibi costruiti ad arte per eludere le proprie responsabilità, di compromessi ideologici, di mimetismi intellettuali e di demagogia politica, dove l’umanesimo liberale è ignorato, distorto e caricaturizzato fino all’odio.

      • Ho dimenticato di citare anche la cosiddetta "destra sociale" tra i nemici del liberismo ... anche se a qualche ex liberale sembra piacere molto :-))

        • Da lungo tempo il populismo economico liberista tenta di cavalcare la teoria secondo esisterebbe un’agevolata compagnia di privilegiati abituali frequentatori degli alberghi a cinque stelle che sono, per esempio gli impiegati statali, i funzionari di base, gli insegnanti di ogni ordine e grado, gli intellettuali stipendiati, oppure i nababbi che hanno un impiego federale che prosperano scandalosamente in tutta sicurezza sindacale, a cui inoltre è toccata una condizione di pensionamento talmente infame da essere uno scandalo insopportabile. Sono stati codesti celebri tutelati, operai o impiegati parassitari che inoltre osano chiedere che gli si aumentino gli stipendi a dismisura che hanno creato la voragine finanziaria attuale. Mentre le "forze vive", questi dirigenti, questi ceo, questi manager, gli speculatori (nel senso etimologico) di borsa, i paladini della finanza creativa, i profeti “liberisti” degli investimenti sicuri, gli unici capaci di assumersi dei rischi, combattenti impazienti di mettersi senza sosta e senza fine in pericolo, per il bene comune, sono vessati dal popolo di sinistra, irriconoscente. Diciamo che le cose non stanno proprio così. Vogliamo parlare del crollo di Wall Street? Come tutti sanno fu la causa di una crisi economica che sconvolse l'economia mondiale alla fine degli anni venti, con gravi ripercussioni durante i primi anni del decennio successivo. “Depressione ebbe effetti devastanti sia nei paesi industrializzati, sia in quelli esportatori di materie prime. Il commercio internazionale diminuì considerevolmente, così come i redditi dei lavoratori, il gettito fiscale, i prezzi e i profitti. Le maggiori città di tutto il mondo furono duramente colpite”. Non ribaditemi ora che questo cataclisma economico fu provocato dai salariati parassiti. Fu creato dai “acrobati” della finanza, molti dei quali misero fine ai loro giorni, proprio in quella logica autodistruttiva tipica del brigante. Per gli altri, operai e salariati, fu l'anticamera degli sconvolgimenti politici europei del novecento, che li obbligarono a dover subire l’estremismo populista che si trasformò ben presto in dittature sanguinarie.

          • Caro Jack, ti ringrazio per la tua indiretta attestazione di stima. Se lo fossi, scriverei meglio e più correttamente. Poi fare l'insegnante è un mestiere difficile. Troppo difficile. Buona serata.

          • Caro Jack, ecco trovato un Maestro. Maestro di vita. E il nostro “bullshitkiller”, che già il nome è un programma di modestia. Ma la sua modestia traspare, oddio traspare... direi si manifesta alla grande quando pontifica dall’alto della sua cultura economica come il mondo dovrebbe andare. Seguendo eccome no, la sua discreta dottrina. Ma la cosa che fa abbozzare un sorriso che “Lui” mi appioppi poi, e cito “sapientoni presuntuosi come te” questa poi è il massimo. Adesso esco. Poi se mi va risponderò pure al "nostro". Buona serata. :wink:

          • Caro extraverbo, ma perché vai a impicciarti in affari che non ti riguardano. Rispondo io a bullshitkiller. Per prima cosa approvo ciò che tu dici. In secondo luogo dico al nostro Maestro, come tu lo chiami, che la Cina ha un’economia che tende ad un presunto “liberismo” ma sotto un ferreo controllo statale. Inoltre per quanto riguarda la “negata” richiesta di aiuto allo Stato, questo avviene già. La destra liberista chiede regolarmente aiuto allo Stato. Infatti è quotidiana la richiesta di un intervento statalista. Un esempio: il problema del ristorno delle imposte ai frontalieri. Un secondo esempio: la richiesta di costruzione di un muro a Chiasso. Un terzo: il controllo sui cantieri del Lac. Un quarto: il controllo delle frontiere, in barba agli accordi di Schengen. In tutti questi casi, e in molti altri, si è chiamata a gran voce la presenza dello Stato. Definito, in certe circostanze, “governicchio”. Ma valli a capire questi qua.

          • Con gli esempi da te citati i liberisti non hanno a che vedere. Tu stai mischiando le lepri con i conigli. I LIBERISTI SONO UNA COSA, LA DESTRA "SOCIALE E NON SOCIALE" UN'ALTRA. Se non fosse così saremmo tutti confluiti nella Lega e nell'UDC non ti pare? :-)

          • Ma un sostegno, nel vostro piccolo, lo dovete dare!
            Volete che vincano i Radicali
            con i loro piccoli alleati Bolscevichi?
            La "finanza creativa" del socialismo reale?
            Il Partito delle Tasse? Volete questo?

          • Quando la barca affonda discutere se è meglio virare a sinistra o a destra mi lascia completamente indifferente. È una mia,l'ammetto, pessimistica previsione, che può non coincidere con quella di altri amici che sono liberi di votare per chi pare loro. In buona sostanza: né le banche centrali né i politici (di qualunque colore) potranno influire minimamente sul corso di questa crisi. Per come si sono messe le cose non ci sono ricette e tutti sono condannati all'immobilismo; la BNS ha le mani legate, non può alzare i tassi e porre fine alla politica monetaria espansionista, e i politici non possono niente di sostanziale (qualche punto in più o in meno del livello di tassazione non rimuoverà i motivi scatenanti della crisi). Potranno invece partecipare ad inutili meeting internazionali e parlare, parlare, parlare, oh sì, quello sì, ne sentiremo di tutti i colori e ognuno ci propinerà ricette miracolose, nelle quali sarà però il primo a non credere perché sa già CHE NON SI PUÒ FARE NIENTE.
            C'è solo da vedere come finirà questo esperimento storico di cialtroneria monetaria truffaldina globale. Perché non c'è un precedente simile in tutta la storia dell'umanità e nessuno sa dire cosa succederà adesso e cosa succederà poi. Ce n'è quanto basta per starsene comodamente seduti sulla sponda del fiume a vedere chi passa (vivo o morto).
            Mi sento nella condizione di un condannato a morte che apprezza gli ultimi raggi di sole e il profumo di un fiore ai quali non aveva mai fatto caso per tutta la vita :(

          • Accolgo in parte la tua critica al sistema economico centralizzato. Se non mi sbaglio (correggimi, nel tal caso) il nobel per l'economia Von Hayek aveva più volte considerato il fatto, per farla breve, che un sistema economico basato sulla pianificazione, un sistema comunista per esempio, per auto-mantenersi, prima o poi avrebbe dovuto usare metodi coercitivi. Okkei. Sono d'accordo con te anche quando dici che le grandi banche/grandi manager statali, in accordo tra loro, sono riusciti a giocarci un tiro mancino e che l'abbiano fatto per reciproci interessi. Ovvio. Tutti, almeno un terzo di chi scrive qui, è d'accordo sulla diagnosi. Vado in fretta. Il problema è dove vi collocate politicamente. Nel mondo reale, quotidiano. Le interconnessioni "globalizzate" non lasciano più spazio a idealismi, nobili, sinceri, corretti, da "anacoreti", privi di un’azione pratica, perché come tu dici il tempo stringe, oppure è addirittura scaduto. In un'eventuale terapia siamo probabilmente in netto disaccordo. Azionisti e speculatori (anche nel senso che tu intendi) calcolano il beneficio in base ai profitti immediati. Non viene contemplato "un bene comune", perché sono, anche nell'accezione positiva, degli "individualisti". Nella lotta tra individualisti non vince sempre il "migliore". Spesso vince il più scaltro, il più determinato, il più astuto. Chi ha goduto di condizioni di partenza vantaggiose oppure di alleanze vaste e potenti. Potrei farti centinaia di esempi di relativi, politici, intellettuali e scienziati diventati importanti, ricchi e potenti per motivi diametralmente opposti al merito. “Un sistema che dà tanta importanza ai diritti presuppone soggetti capaci di rispettare i diritti degli altri, se non altro perché si aspettano che gli altri, a loro volta, rispettino i loro”. Mi sembra di aver detto in post precedente. Quindi sono e rimango scettico.

          • Prendo atto che concordi nella diagnosi. Quanto alla terapia per rimediare ai guasti di quello che tu chiami a ragione "un tiro mancino" dubito che possiamo essere in disaccordo perché noi di terapie non ce ne abbiamo. O meglio, non essendo dei violenti, dovremmo proporre la terapia del "convincimento", che prevede però tempi troppo lunghi rispetto alla velocità con la quale vediamo correre la crisi. Quindi siamo dei "rassegnati al peggio senza terapia". Le nostre elucubrazioni non sono dunque mirate ad impedire che la crisi faccia il suo corso, ma che rimedi peggiori del male possano renderla ancora più insopportabile. Quello che temiamo è che le masse vengano strumentalizzate da figure populiste che, non avendo capito le cause vere della crisi, la strumentalizzino per dare quelle risposte alle quali, ahimé, la storia ci ha abituato: guerre, distruzioni, rivoluzioni e quant'altro.
            Sono circa 4 anni che, sacri testi di scuola austriaca alla mano, andiamo profetizzando la madre di tutte le crisi: abbiamo raccolto solo scherni e dileggi. Con quale animo potremo presentarci alle elezioni? E come potremo appoggiare chi dà della crisi spiegazioni che non collimano con la coerenza intellettuale della nostra analisi?
            Questi, molto sinceramente, sono i motivi del nostro impasse.
            Ti risparmio una "lezione" impossibile su questo blog per rispondere alle altre questioni da te sollevate: "bene comune", "speculatori", "rispetto reciproco dei diritti individuali".
            Per quanto possa sorprenderti personalmente sono cristiano (abbastanza praticante) e siccome "si può essere liberali senza essere cristiani, ma non si può essere cristiani senza essere liberali" ho raccolto in un libercolo di appena 80 pagine a titolo "CRISTIANI, manuale per fedeli allo sbando" il mio punto di vista sui temi da te sollevati. È scaricabile gratuitamente dalla Home page del nostro sito http://www.liberisti.org.
            Se hai tempo e voglia puoi dedicargli un paio d'ore, poi ne riparliamo.
            Saluti.

          • Il tuo post tradisce la totale "non conoscenza" della scuola austriaca di economia sulla quale i liberisti fondano le loro interpretazioni dei fatti economici accaduti (incluso il crollo del '29, la cui spiegazione con coincide ovviamente con la tua) e di quelli che stanno accadendo (il crollo che avverrà, anzi, che sta già avvenendo).
            Il nocciolo del problema è il monopolio incontrastato sulla moneta da parte delle banche centrali (si chiamino FED, BCE o BNS).
            Come a tutti noto oggi le monete sono un bene fiduciario, delle FIAT MONEY (sia fatta la moneta ), come si dice in gergo.
            La copertura in oro del credito elargito in moneta cartacea o digitale e amplificato dalla famigerata "riserva frazionaria" delle banche commerciali è irrisoria.
            Sono occorsi circa trecento anni perché i banchieri, d'accordo con gli uomini dello Stato, potessero realizzare il sogno di fare dei soldi del monopoli dei soldi veri.
            Ma alla fine ci sono riusciti e entrambi hanno tratto da questa truffa reciproci vantaggi: i primi, gravando i loro crediti in moneta fasulla di un tasso di interesse si sono ingrassati in maniera abominevole, i secondi, cavalcando demagogicamente il benessere drogato con l'espansione del credito, hanno potuto raccogliere facili e immeritati consensi.
            Il problema è che ogni tanto il meccanismo si inceppa, perché l'abbondanza di denaro falso, crea negli imprenditori false aspettative sulla ricettività del mercato. Quando si verifica lo scollamento tra l'offerta e la domanda (perché non si può pretendere di consumare sempre di più all'infinito) o si continua drogare il sistema (è quello che stanno facendo le banche centrali tutte, inclusa la BNS) o si va in recessione.
            Quindi, detta papale papale: o si risolve questo problema o sbatteremo ciclicamente il grugno contro questo tipo di crisi. Chiaro o devo fare un disegnino?
            Questa crisi è la più brutta di tutte perché questa volta ci sono in giro nel mondo triliardi di debiti che nessuno riuscirà più a pagare.
            Siamo così convinti della gravità della cosa e così lontani dalla diatriba tasse su, tasse giù, ristorni sì, ristorni no, e quant'altro che tutto il chiacchiericcio cantonticinese ci sembra simile a quei capponi di Renzo Travaglino che si bezzicavano a testa in giù mentre li portava in dono all'Azzeccagarbugli.
            Secondo me la nostra classe politica non ha ancora realizzato lo scherzo cinese che si sta realizzando. Lo capirà suo malgrado. Occhio che se non si trova un rimedio la Svizzera non farà eccezione: fallirà in due minuti.

          • Mi scuso con sator se ho assunto, involontariamente la sua difesa. Ho pensato, sbagliandomi che le delicatezze bullshittiane venissero a me. Uela, ma da dove viene sto Bullshitkiller. Prima di tutto se scomponessimo il nikname nelle tre parti che lo compongono, bisognerebbe verificare quali delle tre siano più in sintonia col personaggio: bull, shit, oppure killer? Risolto il dilemma, bisognerebbe sapere perché insulta gratuitamente gli interlocutori che non sono del suo avviso. Se noi considerassimo questi fatti forse ne uscirebbe un ritratto dell’insigne liberista più fedele all’originale? Il sommo poi enuncia la sua teoria senza il minimo dubbio, come se fosse un possessore assoluto di verità... dogmatiche. Cita le economie keynesiane, addirittura. Le cita come fossero sostanza letale. Le economie ispirate a Keynes, probabilmente superate, resero vivibile il dopoguerra di ricostruzione, stimatissimo bull oppure shit oppure killer, fino all’arrivo delle teorie di Milton Friedman ai tempi dell’accoppiata Reagan/Tatscher. Da lì in poi il trionfo del liberismo. E i risultati della navigazione “titanica” si mostrano oggi in tutto il loro “glaciale” successo. Ma, “Dicolamia”: non siete nella lega, non siete nell’udc, ma dove state allora? Fatevi vedere, fatevi sentire, fondate un partito, rendetevi riconoscibili. Inoltre siete lepri o conigli? Insomma! Se io vivessi in uno Stato debole con un governicchio e fossi, per delirio, liberista, sarei pure contento di avere un antagonista fiacco. Invece, come mi sembra, lo si richiama spesso alla sveglia, lo si mette sull’attenti, in sostanza lo si reclama a gran voce. Ma guarda un po’ te. Tuttavia lascio questo blog. Troppo schierato. E’ come andare in quei bar dove ci sono i tifosi di una sola squadra. Non si può far altro che litigare. Quindi meglio evitare... scappo come un coniglio.

          • Secondo me, loro non sono un partito vero e proprio
            bensì un CLUB di intellettuali.

            Un partito è un'altra cosa, un po' più orrida.
            Forse dovrebbero "agganciarsi" a qualcosa ma...
            ... perderebbero la loro purezza!

  • La "nuova" strategia europea per salvare i paesi a rischio di bancarotta : maggiore disponibilità di capitale, vigilare sulle speculazioni a rischio, non affidarsi solo alle agenzie di rating.
    E non si era detto questo, fin qui?

  • La "nuova" strategia europea per salvare i paesi a rischio di bancarotta : maggiore disponibilità di capitale, vigilare sulle speculazioni a rischio, non affidarsi solo alle agenzie di rating.
    E non si era detto questo, fin qui?

  • Credo che le decisioni di Bruxelles di ieri si commentino da sole. Ognuno ne tiri poi le sue conseguenze.

    • La costruzione dell'Unione Europea è servita come prima cosa all'accentramento del potere nelle mani del grande capitale con la produzione del denaro e la gestione del debito pubblico; e la seconda fase sarebbe stata la creazione di una rete di associazioni create dai “poteri forti” per preparare e realizzare, l'omogeneizzazione politica ed economica degli Stati. Questo ribaltamento dove il “fondamentalismo economico” governa, e la politica esegue è riuscito (in parte) anche perché tutto è avvenuto nell’ambito del gioco democratico. Quello che mancava infatti alle élites economiche era questo schermo illusorio che la democrazia ha fornito attraverso la politica: la rappresentanza delegata. Si tratta dello strumento principale che permette ai governi di sussistere, anche quando, incorrono in clamorosi errori di valutazioni perché pressati dagli interessi economici. I cittadini, d’altronde, vivono fiduciosi anche di fronte a scelte poco vantaggiose, con la convinzione di avere in mano, in base all'esercizio del voto, il potere di liberarsi, quando vogliono, dei loro governanti. Ma era prevedibile che, presto o tardi, si verificasse una clamorosa caduta degli dei...

  • Credo che le decisioni di Bruxelles di ieri si commentino da sole. Ognuno ne tiri poi le sue conseguenze.

    • La costruzione dell'Unione Europea è servita come prima cosa all'accentramento del potere nelle mani del grande capitale con la produzione del denaro e la gestione del debito pubblico; e la seconda fase sarebbe stata la creazione di una rete di associazioni create dai “poteri forti” per preparare e realizzare, l'omogeneizzazione politica ed economica degli Stati. Questo ribaltamento dove il “fondamentalismo economico” governa, e la politica esegue è riuscito (in parte) anche perché tutto è avvenuto nell’ambito del gioco democratico. Quello che mancava infatti alle élites economiche era questo schermo illusorio che la democrazia ha fornito attraverso la politica: la rappresentanza delegata. Si tratta dello strumento principale che permette ai governi di sussistere, anche quando, incorrono in clamorosi errori di valutazioni perché pressati dagli interessi economici. I cittadini, d’altronde, vivono fiduciosi anche di fronte a scelte poco vantaggiose, con la convinzione di avere in mano, in base all'esercizio del voto, il potere di liberarsi, quando vogliono, dei loro governanti. Ma era prevedibile che, presto o tardi, si verificasse una clamorosa caduta degli dei...

  • Alla larga dalla UE, ma anche dal Fondo Monetario Internazionale,OSCE e robaccia simile...ah dimenticavo l'ONU

    • Malgrado la tanto osannata democrazia esistente in Europa, ai popoli è stato detto poco o nulla dei tanti problemi che sarebbero poi sorti. Per esempio annettendo Stati con situazioni economiche già critiche. L’informazione sull'unificazione europea è stata programmata probabilmente per non chiarire in dettaglio le vere finalità, anche per il timore di avere un “fastidioso” confronto sull’agenda in divenire. Mi sento tuttavia in dovere di chiarire che non sono contro l’Europa, non sono contro perché i pericoli di una dis-unione europea potrebbero essere devastanti. Ma sono scettico su “questa” Europa del gioco economico finanziario. In pratica ha annullato le finalità ideali iniziali ed è caduta nella trappola della finanza speculativa e nella dinamica "opaca" della contabilità di alcuni Stati che la compongono.

  • Alla larga dalla UE, ma anche dal Fondo Monetario Internazionale,OSCE e robaccia simile...ah dimenticavo l'ONU

    • Malgrado la tanto osannata democrazia esistente in Europa, ai popoli è stato detto poco o nulla dei tanti problemi che sarebbero poi sorti. Per esempio annettendo Stati con situazioni economiche già critiche. L’informazione sull'unificazione europea è stata programmata probabilmente per non chiarire in dettaglio le vere finalità, anche per il timore di avere un “fastidioso” confronto sull’agenda in divenire. Mi sento tuttavia in dovere di chiarire che non sono contro l’Europa, non sono contro perché i pericoli di una dis-unione europea potrebbero essere devastanti. Ma sono scettico su “questa” Europa del gioco economico finanziario. In pratica ha annullato le finalità ideali iniziali ed è caduta nella trappola della finanza speculativa e nella dinamica "opaca" della contabilità di alcuni Stati che la compongono.

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