Sull’edizione di ieri del Corriere del Ticino, Diego Colombo, fiduciario attivo nel Luganese, ha firmato un interessante commento sul tema del blocco parziale del ristorno delle imposte dei frontalieri – deciso dalla maggioranza del Consiglio di Stato – e delle difficoltà del nostro cantone con l’Italia.
Qui di seguito ne riportiamo alcuni estratti:
“Di fronte a questa decisione le reazioni sono state fondamentalmente due: chi l’ha appoggiata, salutandola come una prima vera e decisa presa di posizione contro un atteggiamento giudicato persecutorio del Governo italiano la Confederazione, chi invece l’ha osteggiata decisamente, stupendosi e bollandola come inopportuna quando non addirittura illegale.
Come intendo qui argomentare, invece, se si deve parlare di atteggiamenti inopportuni ed illegali gli stessi devono essere riferiti all’Italia nei confronti della normativa europea e non certo alla Svizzera, la cui reazione costituisce meramente una legittima difesa, peraltro tardiva.
L’Italia attualmente inserisce la Svizzera in tutte le sue black list, considerandola alla stregua di un paradiso fiscale non cooperativo: black list persone fisiche, black list persone giuridiche per la normativa CFC e black list persone giuridiche per la normativa «deducibilità dei costi.
L’inserimento della Confederazione nella quarta e ultima black list italiana, emanata nel 2010, ha la conseguenza di costringere tutte le imprese italiane che hanno rapporti commerciali con società commerciali e industriali svizzere a segnalare tali rapporti, sottoponendo la controparte italiana a rischi di verifiche fiscali e sanzioni.
L’Italia in modo temerario aveva inserito nell’estate 2010 la Svizzera in una ulteriore black list di paradisi fiscali – le cui imprese, per poter partecipare ad appalti pubblici in Italia, devono ottenere una espressa autorizzazione dal Ministero delle finanze – salvo poi fare una clamorosa marcia indietro di fronte alle preoccupazioni espresse dalla Comunità europea per l’inserimento della Svizzera in tale black list, preoccupazioni che stavano portando la Commissione europea all’apertura di una procedura di infrazione contro l’Italia per contrarietà della normativa italiana rispetto a quella europea.
In primo luogo, l’atteggiamento di chiusura, ostile, verso un Paese confinante ed amico, con cui si hanno intensissimi rapporti commerciali, è una scelta incomprensibile e inopportuna, specie quando la Confederazione è ben disposta a trattare.
In secondo luogo, rammento all’Italia che la Svizzera ha da tempo iniziato il percorso di avvicinamento all’Unione europea mediante la sottoscrizione di accordi bilaterali il cui scopo è quello di consentire fra l’altro la libera circolazione delle persone e delle merci e la creazione di un mercato del lavoro comune.
Le citate black list e lo stesso atteggiamento italiano (vedi anche le telecamere al confine e i pedinamenti illegali di italiani nel nostro territorio) pare vadano invece nella direzione esattamente opposta allo scopo.
C’è il sospetto che tali misure abbiano il recondito scopo di creare una forma di nuovo protezionismo a favore delle imprese italiane, e rendendo difficoltoso l’accesso al mercato italiano stesso da parte delle nostre imprese.
In terzo luogo ricordo che la Confederazione ha compiuto enormi passi in avanti anche in materia di adeguamento agli standard OCSE sulla trasparenza e sullo scambio di informazioni ed infatti l’OCSE stessa ha tolto la Confederazione dalla famosa lista grigia nella quale nel 2009 era stata inserita, riconoscendola a pieno titolo come paese white list .
Per quanto tempo ancora la Confederazione è disposta a tollerare questo atteggiamento – ripeto – inopportuno e per certi versi illegale, tanto che almeno in un caso l’Italia ha rischiato l’apertura di una procedura di infrazione da parte della Commissione europea, che vi ha rinunciato solo dopo che l’Italia stessa ha ritirato la norma?
Perché al di là di timide osservazioni i nostri Dipartimenti hanno fino a ieri taciuto e continuano a tacere di fronte all’arroganza e all’atteggiamento prevaricatore di un ministro di un Paese per altri versi amico?
Per questo saluto con favore quanto deciso dalla nuova alleanza nel Consiglio di Stato e spero che sia la prima di tante iniziative che il nostro Cantone e la nostra Confederazione intraprenderanno per ritornare a meritare quel rispetto che il nostro Paese deve esigere in un consesso internazionale.”
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