La grancassa mediatica locale ha dato un risalto quasi stellare la scorsa settimana all’approvazione da parte del Parlamento italiano delle mozioni, provenienti sia dalla maggioranza che dall’opposizione, volte a riprendere il dialogo con Berna sulle scottanti questioni fiscali legate alla doppia imposizione e al tema dei frontalieri.
Il telegiornale della RSI ha lanciato la notizia in apertura con ampi e raggianti commenti e la stessa cosa hanno fatto radio, quotidiani e siti online ticinesi. Si è parlato di svolta, di scacco al governo di Roma, di segnali importanti e via discorrendo. Quanto entusiasmo mal riposto!
In effetti, il Parlamento italiano ha sì approvato le citate mozioni, che non sono però vincolanti per il governo. All’atto pratico, il voto parlamentare risulta essere, per il momento, scarsamente rilevante, tanto che nessuno dei quattro principali quotidiani della vicina penisola ha ritenuto di dover dedicare non un trafiletto, non un occhiello, ma neppure una parola – dicasi una – alla decisione.
E allora, fintanto che nel governo siederà il super ministro dell’economia Giulio Tremonti (il cui ministero accorpa Tesoro, Finanze e Bilancio), non facciamoci soverchie illusioni sull’eventualità di spontanei moti di apertura nei nostri confronti da parte dell’incattivito ministro, che da tempo conduce una sua guerra, probabilmente anche personale, contro il nostro paese e, soprattutto, contro la piazza economico-finanziaria ticinese e luganese.
Fa indubbiamente piacere che il Parlamento italiano abbia ritenuto di dover auspicare il ritorno al dialogo fra paesi vicini, che hanno intensi scambi commerciali, culturali e di altro tipo, chiedendo inoltre di togliere la Svizzera dalle famigerate “black list” (liste che rievocano neri e funerei periodi del novecento europeo), ma,diciamola tutta, non fosse stato per la minaccia di bloccare il ristorno sulle imposte alla fonte dei frontalieri (che sono ormai più di 50 mila in Ticino) ai Comuni italiani limitrofi, non sarebbe successo nulla. Intanto, però, le misure economiche vessatorie nei confronti del nostro paese, messe in atto dal governo italiano, restano tali e quali, in barba ai trattati bilaterali (solo gli svizzeri sono più papisti del papa nel rispettare regole e accordi) e alle vacue rampogne dell’UE sulla necessità della reciprocità in ambito economico.
Non saranno certe le pavide e pressoché inesistenti mosse diplomatiche di Berna a smuovere qualcosa, tanto più avendo a che fare con un ministro che non perde occasione per mettere in atto la sua strategia di aggressione verbale nei nostri confronti. L’ha capito –finalmente- anche la maggioranza dei partiti politici ticinesi, che negli ultimi mesi, con alcuni atti parlamentari, ha chiesto al Consiglio di Stato di adottare delle contromisure concrete, attraverso il blocco dei ristorni sull’imposta alla fonte dei frontalieri (54 milioni di franchi all’anno erogati ai Comuni italiani della zona di confine).
Questa sembra essere l’unica carta in mano per sbloccare una situazione che rischia di protrarsi ancora per diverso tempo. Adesso la palla è nel campo del Consiglio di Stato, che dovrà decidere entro la fine di giugno su questa opzione.
La seconda mossa sarà poi quella di rivedere in ambito federale l’intero accordo, che contempla per il Ticino un’aliquota di ristorno assolutamente penalizzante rispetto a quella applicata da altri Cantoni di frontiera, stanti i cambiamenti (libera circolazione delle persone eccetera) intervenuti negli ultimi anni.
Visto che la maggioranza dei partiti politici presenti in Parlamento e nel Consiglio di Stato sostiene questa posizione, sembra ragionevole che l’Esecutivo cantonale si muova concretamente su questa linea, perché anche i paracarri hanno ormai compreso che questo è un problema ticinese nei confronti del quale, spiace dirlo, Berna non vuole assumere un particolare profilo.
Siccome i tempi stringono, adesso le decisioni si impongono.
Iris Canonica
già deputata in Gran Consiglio
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Parole sacrosante Iris!
Di questo nostro Cantone proprio non si capisce più niente, tutti si stracciavano le vesti (tutti i partiti pure) a parlar di bloccar ristorni, conti vincolati, ecc. ed ora è bastato un pugnetto di sabbia negli occhi da parte dei deputati a Roma, ben addestrati dai Sindaci o Giunte di frontiera (che si troverebbero a dover gestire conti senza entrate!!), a farci credere che tutto sia risolto?
Per piacere, ricompattare le posizioni ed agire, Lega - soprattutto - compresa! :mrgreen:
Concordo al 100%, Iris Canonica è un eccellente interprete della vita economica e politica del Paese Ticino. Politicamente libera da ogni dogma e perfettamente eleggibile. Pierre e Nano, sveglia!
Parole sacrosante Iris!
Di questo nostro Cantone proprio non si capisce più niente, tutti si stracciavano le vesti (tutti i partiti pure) a parlar di bloccar ristorni, conti vincolati, ecc. ed ora è bastato un pugnetto di sabbia negli occhi da parte dei deputati a Roma, ben addestrati dai Sindaci o Giunte di frontiera (che si troverebbero a dover gestire conti senza entrate!!), a farci credere che tutto sia risolto?
Per piacere, ricompattare le posizioni ed agire, Lega - soprattutto - compresa! :mrgreen:
Concordo al 100%, Iris Canonica è un eccellente interprete della vita economica e politica del Paese Ticino. Politicamente libera da ogni dogma e perfettamente eleggibile. Pierre e Nano, sveglia!
Ben scrive oggi sul CdT, Fabio Poma sulla differenza di trattamento e accordi tra l'Italia e Singapore e tra Svizzera e Italia/UE. La Svizzera fa parte del OCSE solo quando deve rispettare le regole, quando potrebbe rivendicare e attuarle p.es. il diritto di voto di veto, ciò non accade perchè a Berna e a Bruxelles abbiamo dei rappresentanti, dico io, che sono degli snob e al servizio dei centri di potere. L'ultima, sulla NON esigibilità dei dettagli bancari per poter ottenere eventuali informazioni su relazioni presso banche svizzere (in caso di rogatoria), ma è sufficiente il nome, cognome e domicilio del PRESUNTO cliente, ne è la prova.
Ben scrive oggi sul CdT, Fabio Poma sulla differenza di trattamento e accordi tra l'Italia e Singapore e tra Svizzera e Italia/UE. La Svizzera fa parte del OCSE solo quando deve rispettare le regole, quando potrebbe rivendicare e attuarle p.es. il diritto di voto di veto, ciò non accade perchè a Berna e a Bruxelles abbiamo dei rappresentanti, dico io, che sono degli snob e al servizio dei centri di potere. L'ultima, sulla NON esigibilità dei dettagli bancari per poter ottenere eventuali informazioni su relazioni presso banche svizzere (in caso di rogatoria), ma è sufficiente il nome, cognome e domicilio del PRESUNTO cliente, ne è la prova.