Le elezioni municipali di domenica in Spagna hanno segnato forse la fine per i socialisti al potere dal 2004.
In base ai risultati quasi definitivi, con il 27.81% dei voti il Partito socialista è arrivato dieci punti dietro i conservatori del Partito popolare (37.58%). Un risultato preoccupante a dieci mesi dalle legislative del marzo 2012 e in un momento dove il malcontento contro il governo porta in piazza migliaia di giovani arrabbiati e delusi.
“Sono cosciente che molti spagnoli soffrono per le gravi difficoltà e che molti giovani pensano con inquietudine al loro futuro – ha dichiarato il primo ministro José Luis Rodriguez Zapatero (nella foto) – Il risultato delle urne era atteso. Il Partito socialista assume la disfatta e la capisce.”
Nel corso delle ultime settimane il malcontento degli spagnoli di fronte alla mancanza di lavoro (21.29% di disoccupati) e per la politica di austerità si è fatta sentire in molte città del paese. La protesta ha interessato soprattutto Madrid, dove dal 15 maggio i manifestanti si sono accampati nella piazza di Puerta del Sol.
Il movimento spontaneo M-15, che ogni giorno porta nella piazza migliaia di persone, denuncia l’ingiustizia sociale, i danni del capitalismo, la corruzione della classe politica. Conscio della posizione critica in cui si trova, il governo ha sinora rinunciato a far evacuare i manifestanti.
L’annuncio di Zapatero del 2 aprile scorso di non ripresentarsi per un terzo mandato nel 2012 non è servito a rialzare le sorti del suo partito. I socialisti hanno perso Barcellona, seconda città del paese che controllavano dal 1979 e Siviglia. La destra ha conservato Madrid e Valencia.