Il settore energetico rappresenta sia per il singolo cittadino che per enti pubblici e aziende private un tema importantissimo. Occorre dunque evitare decisioni affrettate, irrealistiche ed irrevocabili che minaccerebbero la sicurezza dell’approvvigionamento energetico e la sua economicità.
I settori dell’economia svizzera e quindi anche ticinese con maggiore intensità energetica sono quelli del cemento e del calcestruzzo, seguiti dall’industria del metallo, chimica e farmaceutica, così come da quella cartaria e dell’alimentare.
Nelle imprese con un’elevata intensità energetica il prezzo dei combustibili e dell’elettricità incide molto sulla redditività. Nell’estate 2008, in alcuni comparti industriali gli alti prezzi delle materie prime e dell’energia hanno in parte sospinto i costi dell’energia al di sopra di quelli del personale.
L’energia è dunque una risorsa strategica per qualsiasi economia. La sua disponibilità e il suo prezzo determinano in misura decisiva la capacità di prestazione e con essa anche la competitività di un paese e anche delle sue imprese.
A fronte della crescente necessità di energia (il fabbisogno in Svizzera sale del 2% ogni anno e si delinea una penuria energetica già a partire dal 2020) si pongono sempre più spesso interrogativi relativi la sicurezza degli approvvigionamenti.
Le imprese al giorno d’oggi sono già spesso confrontate con difficoltà importanti come il franco forte per coloro che esportano, il prezzo di determinate materie prime, gli oneri fiscali, i costi e le difficoltà di trasporto, le attività burocratiche, ecc. solo per elencarne alcune. Quindi come persone responsabili non possiamo permetterci di penalizzare ulteriormente il settore economico. L’iniziativa popolare dei Verdi e della Lega impone in temi brevi, entro il 2015, la svendita della partecipazione alla centrale a carbone di Lünen, creando seri problemi di approvvigionamento per il Ticino e costringendo AET ad acquistare energia più cara all’estero. Questa situazione si ribalterà sulle imprese mettendole in seria difficoltà.
L’unica via ragionevole per uscire da Lünen è data dal controprogetto approvato dalla maggioranza del Gran Consiglio. Esso garantisce l’uscita dalla partecipazione alla centrale di Lünen in ogni momento (termine ultimo il 2035) a patto che non via siano perdite finanziarie per i Ticinesi.
Il controprogetto presenta poi un secondo vantaggio rispetto all’iniziativa: esso obbliga l’Azienda elettrica ticinese a creare un fondo per lo sviluppo delle energie rinnovabili di quasi 160 milioni. Per questi motivi è la strada razionale e giusta per il nostro Ticino, che ne contempo promuove posti di lavoro. Per questo voterò Sì al controprogetto.
Alessandra Alberti
Direttrice di Chocolat Stella SA
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