La brigata marocchina della polizia giudiziaria di Casablanca ha portato martedì di fronte al procuratore generale della Corte di appello di Rabat sette persone sospettate di aver preparato l’attentato che il 28 aprile scorso aveva distrutto il ristorante Argana di Marrakesh, uccidendo 17 persone (fra le quali tre giovani ticinesi) e ferendone molte altre.

La Corte ha confermato le accuse a loro carico: costituzione di gruppo criminale per conduzione di atti terroristici, omicidio premeditato di 17 persone, ferimento ai danni di persone, danni materiali ingenti, detenzione di esplosivo, fabbricazione di ordigno esplosivo e appartenenza ad un gruppo religioso vietato dalla legge.
Sono accuse gravissime che potrebbero condurre i sette uomini alla pena capitale. In Marocco la condanna a morte non è abolita. L’ultima è stata decretata da un tribunale poche settimane fa.

Il processo, per il quale non è ancora stata fissata una data, potrebbe permettere di trovare risposte a diverse domande ancora aperte, a cominciare dal ruolo avuto dai sette accusati.
Il sospettato principale, Adil al Othmani avrebbe già confessato di aver costruito la bomba e di averla posata all’interno del locale, ma resta poco chiaro il ruolo avuto dagli altri sei.