La Consigliera federale Micheline Calmy Rey, presidente della Confederazione e responsabile del dipartimento federale degli affari esteri si sta caratterizzando per il suo atteggiamento ambiguo nei confronti della rivolta contro il regime del Bahrein.
Il 6 maggio Calmy-Rey aveva ufficialmente chiesto alle autorità del paese di annullare le condanne a morte per quattro esponenti dell’opposizione e di rivedere le modalità processuali.
La consigliera federale non ha però badato al fatto che da anni la Svizzera rifornisce il piccolo arcipelago del Golfo Persico di materiale bellico. Armamenti venduti per un valore di milioni di franchi alle milizie del governo dittatoriale del monarca Al Khalifa, verso il quale la nostra presidente ha avuto parole biasimo e condanna.
“Secondo l’ordinanza sul materiale di guerra, le esportazioni non sono autorizzate quando esiste un rischio elevato che queste armi siano usate contro la popolazione civile. Un rischio che per il Bahrein è concreto – aveva ammesso in una nota scritta trasmessa al quotidiano romando La Liberté lo stesso Dipartimento federale degli affari esteri.
Il Segretariato di Stato per l’economia (Seco) che statuisce sulle domande di esportazione di materiale di guerra, ha però assicurato che “nel 2010 il Bahrein ha acquistato dalla Svizzera solamente cannoni antiaerei e granate, armi che non sono sicuramente state impiegate nella repressione contro i manifestanti.”