Dall’inizio dei movimenti di protesta in Siria, il 15 marzo, le forze di sicurezza del regime hanno ucciso centinaia di persone, ferito e imprigionato migliaia di manifestanti.
Giovedì la Segretaria di Stato americana Hillary Clinton ha evocato sanzioni contro il governo di Damasco e soprattutto la sospensione dei negoziati con l’Unione europea in vista di un accordo di cooperazione.
A seguito di questa dichiarazione Gran Bretagna, Germania, Francia e Portogallo hanno redatto una risoluzione per il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite condannando la repressione governativa nei confronti dell’opposizione.
Le relazioni commerciali tra Siria e Stati Uniti sono deboli, mentre sono più significative con l’Unione europea, dove la Siria conta il 25% del suo commercio esterno.
Sfidando il divieto di manifestare indetto dal Ministero dell’Interno, oggi è stato proclamato un nuovo Venerdì della collera. Cortei di protesta composti da migliaia di persone hanno sfilato nelle strade di Homs e di Dera’a. Pronta la reazione delle forze del regime: i carri armati sono entrati a Homs e in questa città come pure a Dera’a le forze di sicurezza hanno ucciso e ferito decine di manifestanti. Numerosi anche gli arresti.
Nel paese sono migliaia le persone imprigionate o scomparse dall’inizio delle proteste. All’inizio si chiedevano solamente riforme per migliorare le condizioni di vita del popolo e al Assad veniva ancora rispettato. Adesso invece, dopo la sanguinosa e sistematica repressione dei manifestanti da parte del regime, il popolo vuole che il presidente lasci il potere e con lui l’intero suo governo.
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