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Yemen. La subdola strategia del presidente Saleh

I mediatori dei sei paesi che compongono il Consiglio di cooperazione del Golfo hanno presentato nei giorni scorsi un piano per giungere ad uno sbocco alla crisi politica che nello Yemen dura da oltre due mesi. Il piano prevede il trasferimento dei poteri dal presidente Saleh al vice-presidente Mansour Hadi e l’insediamento di un governo provvisorio diretto dall’opposizione sino alle prossime elezioni presidenziali, previste nel 2013.

Dopo un primo rifiuto, l’opposizione ha accettato di incontrare a Ryad gli ambasciatori di Arabia Saudita, Kuwait ed Oman, paesi membri del Consiglio di cooperazione, per studiare i dettagli della proposta.
Poi però uno dei capi dell’opposizione, Mohammed al Moutawaki, ha dichiarato che le proposte del Consiglio non incontravano pienamente le esigenze degli oppositori al regime: di conseguenza il delegato dei ribelli non avrebbe partecipato ai colloqui di Ryad.
Prima di qualsiasi colloquio – ha precisato al Moutawaki – il presidente Saleh deve andarsene. L’ultimatum per la sua partenza è stato fissato a due settimane.
Il portavoce del presidente Saleh ha criticato la decisione di non partecipare ai colloqui di Ryad e l’ha definita un chiaro esempio di come gli oppositori al regime boicottino ogni tentativo di trovare soluzioni, rifiutino il dialogo e preferiscano salire al potere con la violenza.

I disordini nello Yemen erano iniziati alla fine di gennaio sull’onda delle rivolte in Tunisia ed in Egitto. Sinora gli scontri con le forze di sicurezza hanno fatto un centinaio di morti tra i manifestanti.
Saleh – che ha perduto il sostegno di Stati Uniti ed Arabia Saudita – crede ancora di poter continuare a guidare il paese malgrado le proteste contro di lui siano quotidiane e raccolgano in corteo migliaia di persone.

Restando al potere malgrado sia sempre più isolato il presidente yemenita è cosciente di prolungare una situazione di disordini e violenza. La sua, ritengono diversi analisti, è una precisa strategia che punta allo sfinimento della popolazione, la quale alla fine si schiererà dalla sua parte, preferendo il vecchio regime al caos e all’incertezza generati dai ribelli anti governativi.

Redazione

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