Per evitare di essere nuovamente messa nella lista grigia dei paradisi fiscali la Svizzera collaborerà maggiormente con le autorità fiscali estere.
Mercoledì il Consiglio Nazionale ha accettato di rivedere le convenzioni di doppia imposizione stipulate con 10 paesi, le quali prevedono che l’assistenza amministrativa deve essere concessa senza che gli Stati richiedenti forniscano i dati del titolare del conto bancario.
In questo modo la Svizzera si mette in linea con le nuove esigenze del “gendarme dei mercati”, l’Organizzazione della cooperazione e dello sviluppo economico (Ocse).
Pressato con insistenza a livello internazionale, nel marzo 2009 il governo federale aveva abolito la distinzione tra frode ed evasione fiscale, una misura che l’Ocse ha però ritenuto insufficiente.
Gli esperti esteri hanno rimproverato infatti alla Svizzera di accordare assistenza amministrativa in maniera troppo restrittiva. Il loro messaggio, che risale allo scorso gennaio, è chiaro: se la Confederazione non adatta le sue pratiche, rischia di ritrovarsi sulla lista grigia dei paradisi fiscali.
Non è stato specificato se si tratta della lista grigio scuro o di quella grigio chiaro. In quest’ultima la Svizzera era già finita nel 2009 insieme ad Austria, Belgio, Brunei, Cile, Guatemala, Lussemburgo e Singapore.
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