Negli scorsi giorni è passata inosservata un’informazione preoccupante proveniente dall’Egitto del dopo-Mubarak: il nuovo ministro egiziano degli Esteri, Nabil al-Arabi ha annunciato che il suo paese è pronto ad “aprire una nuova e cordiale pagina con la Repubblica Islamica dell’Iran.”
Questo è il primo cambiamento radicale dopo la caduta del regime di Mubarak. L’ex presidente era un accanito nemico dell’Iran e si opponeva con forza all’espansionismo delle radicali correnti sciite nei paesi arabi sunniti.
Le relazioni tra i due paesi erano state interrotte nel 1980 dopo la Rivoluzione islamica guidata dall’Ayatollah Khomeini, per protestare contro il riconoscimento da parte del Cairo dello Stato di Israele. Da allora i rapporti tra Iran ed Egitto sono pessimi.
L’Egitto sta cercando, sul modello della Turchia, una politica senza problemi con i paesi vicini e il governo provvisorio, diretto dai generali dell’esercito di Mubarak, vuole essere amico di tutti, Iran incluso.
Un atteggiamento che non piacerà ad Israele e agli Stati Uniti, ha ammesso il ministro degli Esteri al Arabi ma che per la diplomazia egiziana segna l’inizio di una nuova era.
Un primo gesto di questa apertura verso l’Iran lo si era già visto le scorse settimane, quando il Cairo aveva accordato il permesso a due navi da guerra iraniane di raggiungere le coste della Siria passando dal Canale di Suez. Un transito che aveva messo in allerta Israele, il quale si era preparato ad affrontare un eventuale attacco armato. Anche dagli Stati Uniti erano giunte reazioni di critica nei confronti del governo del Cairo.
(Fonte: Le Figaro.fr)