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Obama spiega perchè la Libia sì e la Siria no

Il presidente americano Barack Obama sta dando filo da torcere agli analisti geopolitici, che da giorni cercano di capire perchè abbia deciso di intervenire nella coalizione in Libia mentre per quanto riguarda la Siria è più prudente e per il momento si limita a guardare.


In un discorso di due giorni fa, parlando della Libia Obama aveva spiegato in quali circostanze gli Stati Uniti hanno il diritto e il dovere di ricorrere alla forza. Spiegazioni che i media hanno già battezzato “la dottrina Obama”.
La dottrina Obama sostiene che nel caso in cui una minaccia pesa sugli Stati Uniti, il presidente americano si riserva il diritto di agire in maniera unilaterale. Questo va all’indirizzo dei politici che si sono lamentati perché il presidente non aveva consultato Congresso e Senato riguardo alla possibilità di un intervento armato americano in Libia.
Obama non ha però spiegato in che modo concreto la crisi libica stava diventando una minaccia per gli Stati Uniti.

Per quanto attiene agli interventi umanitari, il presidente ritiene che gli Stati Uniti debbano prendervi parte anche quando non è in gioco l’interesse nazionale. L’intervento libico è dunque anche motivato da ragioni morali e se viene meno la solidarietà internazionale i valori americani sono inevitabilmente chiamati in causa. In questo caso gli USA intervengono per il rispetto del diritto internazionale e anche per dividere i costi e i problemi.

Riguardo al perché la Libia sì e la Siria no, Obama spiega che non aveva potuto rimanere indifferente di fronte alle immagini dei massacri commessi in Libia dalle truppe di Gheddafi.
Invece per quanto riguarda la Siria la Casa Bianca preferisce aspettare che la Lega araba faccia richiesta di una no-fly zone sul territorio siriano e che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si riunisca per statuire. Obama non esclude un intervento armato ma questo avverrà se e quando sarà il momento opportuno.

Questi i due punti essenziali della dottrina Obama. A chi gli rimprovera di non essere il leader che il mondo si attendeva, il presidente americano risponde che essere un leader significa innanzitutto cedere il passo e dare agli altri i mezzi per organizzarsi.
Cinismo e pragmatismo, commentano i media americani: due qualità tipiche di questo presidente.

(Fonte : Le Monde.fr)

Redazione

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