Disordini in Siria. La situazione più drammatica si svolge nella città di Dara’a, epicentro e luogo simbolo della rivolta che dal 15 marzo scorso scuote le fondamenta della società siriana, unita nella sua protesta contro il regime del presidente Bachar al Assad. Centinaia di manifestanti sfilano nelle strade, si riuniscono nelle piazze e scandiscono slogan contro il regime, attaccati dalla polizia che spara ad altezza d’uomo. Decine i morti anche nella giornata di sabato.
A Dara’a sono distrutti i simboli del regime: la sede del partito al potere è stato incendiata, i giganteschi poster del presidente al Assad sono stati sfondati, stracciati e dati alle fiamme. Scene inimmaginabili sino a qualche tempo fa. La grande statua di Afez al Assad, padre dell’attuale presidente e a sua volta a capo dello Stato per molti anni è stata scalzata dal suo piedestallo, in una sequenza che ricorda molto Bagdad, quando gli iracheni entusiasti per l’arrivo degli alleati avevano rovesciato la gigantesca statua di Saddam Hussein e ne avevano esibito con orgoglio i pezzi.
Il regime cerca di correre ai ripari e di calmare l’opposizione. Nel tentativo di un’apertura politica ieri aveva annunciato l’aumento degli stipendi dei funzionari di ben il 30% e oggi ha liberato 260 prigionieri politici, fra cui molti islamisti.
La rivolta si estende anche ad altre città, fra cui anche la capitale Damasco. Le sedi del partito Baath e diverse centrali di polizia sono date alle fiamme, scontri tra manifestanti e forze di sicurezza hanno fatto morti e feriti. La confusione è grande, testimoni hanno riferito che gruppi armati si appostano sui tetti delle case e sparano sui passanti.
Sabato mattina l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Navy Pillay, ha esortato la Siria a trarre insegnamenti dai recenti avvenimenti in Medio Oriente e nel Nord Africa, che dimostrano chiaramente che la repressione violenta delle proteste rischia di creare una spirale di rabbia e di violenza. In Siria, dal 1963, vige una legge di emergenza che mette al bando tutte le manifestazioni pubbliche.