La fine del regime nello Yemen sembra sempre piu’ vicina: continua l’emorragia nelle file delle forze di sicurezza e nell’establishment politico, i cui rappresentanti vanno progressivamente dichiarando di appoggiare la “Rivoluzione dei giovani”. Giovani manifestanti che hanno impiantato la loro sede nel campus dell’università di Sana’a, dove dal 21 febbraio e’ in corso un sit-in permanente di oltre 3’000 studenti. La richiesta è unanime: le dimissioni immediate del presidente Ali Abdallah Saleh.

Il sostegno a questi giovani dei politici e dei militari è cresciuto notevolmente dopo che dalla loro parte erano passate figure importanti dell’esercito yemenita, fra cui anche il generale Ali Mohsen al Ahmar, fratello di uno dei maggiori capi tribù dello Yemen. Soldati fedeli al generale al-Ahmar sono stati dispiegati martedì mattina davanti alla Banca centrale di Sana’a, sede del Congresso generale del popolo, il partito del presidente e intorno ad altri luoghi simbolo del potere.
Sull’altro fronte, carri armati della guardia presidenziale, sotto il comando di Ahmed Saleh, figlio del presidente e alcuni corpi speciali guidati da suo nipote Tarek, sono stati dispiegati davanti al palazzo presidenziale.

La continua perdita di appoggi e il crescente isolamento non tolgono al presidente Saleh, che guida lo Yemen ininterrottamente dal 1978, l’intenzione di restare al suo posto almeno sino al prossimo anno.
Il processo che porterà al suo allontanamento ben prima del 2012 appare però irreversibile, soprattutto dopo che venerdì scorso le forze di sicurezza avevano represso nel sangue (52 i morti e innumerevoli i feriti) una manifestazione pacifica nelle strade della capitale. Una repressione che ha peggiorato la sua immagine e che ha reso i manifestanti ancor più decisi a proseguire la protesta.