Lorenzo Quadri si chiede: “Nuovo decreto antisvizzero del Ministro Tremonti: a quando una reazione?”
Ad inizio febbraio, il Ministero delle finanze italiano ha varato un nuovo decreto mirato a rendere ancora più problematico l’accesso al mercato della Vicina Penisola da parte di aziende con sede nei paesi della cosiddetta Black list. Black list in cui il ministro Tremonti ha inserito, in modo del tutto illecito, la Svizzera. Non risulta che da parte elvetica sia mai stata effettuata una seria opera di pressione affinché questa illegale iniziativa, nociva per il nostro tessuto economico, venisse ritirata.
Il nuovo decreto, registrato il 7 febbraio us, compie un ulteriore passo sulla via della discriminazione della Svizzera, in barba ai famosi Accordi bilaterali e alla sempre più fantomatica “reciprocità”.
Per poter accedere ai lavori pubblici italiani, infatti, occorre – da nuovo decreto – che le aziende elvetiche ottengano un’apposita autorizzazione.
Per staccare detta autorizzazione, le ditte svizzere devono ottemperare ad una serie di requisiti, alcuni dei quali decisamente vessatori (vedi decreto allegato).
Si pensi, solo per citare un esempio, alla pretesa che l’azienda elvetica sveli il nome dei proprietari del capitale azionario, pretesa che esclude in partenza le società costituite da azioni al portatore.
Le aziende elvetiche devono inoltre fornire una lunghissima serie di informazioni che nulla c’entrano con lo svolgimento di un qualsiasi lavoro pubblico. Si tratta dunque di pure e semplici “chicane”.
E si rilevi che tutte queste informazioni da fornire e requisiti da adempiere servono solo per avere la possibilità di partecipare ad una gara d’appalto: non forniscono, ovviamente, alcuna garanzia circa l’esito della stessa.
Il fatto che, a settimane dalla registrazione del decreto in questione, il CdS risultasse non essere neppure a conoscenza della sua esistenza, la dice lunga sulla presunta cooperazione transfrontaliera (e si parla ancora di Regio insubriche?) ma indica pure una certa – preoccupante – negligenza, da parte del CdS e dei suoi servizi, nel tenersi informato su quanto accade non lontano da noi, e ai nostri danni.
Lorenzo quadri e altri 12 deputati della Legachono pertanto al Consiglio di Stato:
– Il CdS è a conoscenza dell’allegato decreto del Ministero delle finanze italiano? Se sì da quanto?
– Come valuta il CdS i contenuti del citato decreto? Ha già preso posizione sui medesimi?
– Come intende muoversi il CdS nei confronti dell’Italia per ottenere il ripristino di una situazione conforme ai principi della legalità e della reciprocità ?
– E’ intenzione del CdS coinvolgere l’autorità federale, ad esempio tramite la SECO ?
– E’ intenzione del CdS prevedere delle contromisure nei confronti dell’Italia – ad esempio il blocco immediato dei ristorni delle imposte alla fonte prelevate ai frontalieri – essendo ormai appurato che, in loro mancanza, le azioni vessatorie da parte italiana ai danni della nostra economia non fanno che moltiplicarsi ?