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Il verde sconfinato delle golene. Cleto Ferrari

Da bambino, ma ancora adesso, trovo unica la vista che si ha da un ponte. Ci si ferma sfiorati dalla brezza, ci s’incanta, ammirando lo scorrere del fiume e, con la luce giusta, scandagliando con lo sguardo i fondali, in cerca di pesci visti o immaginati. Un gioco di luci, colori, aria e, sotto l’acqua, un ricco paesaggio in cui perdersi.

Sul ponte a Quartino o su quello a Gudo, si scorre con la vista un altro paesaggio unico in Ticino, le golene. Due ampie strisce di verde che costeggiano per parecchi chilometri i bordi del fiume Ticino. Per un cantone incastonato tra le valli rappresentano uno sconfinato, ordinato spazio aperto, un unicum. Per il fiume Ticino sono, in caso d’alluvioni, uno sfogo sicuro, controllato ai lati dai ripari insommergibili.

Queste golene sono nate dall’arginatura del fiume Ticino e, per l’agricoltura ticinese, per le Valli dedite all’allevamento con lunghi inverni freddi, erano il pascolo per il bestiame bovino giovane che, non dovendolo mungere, lo si poteva portare all’aperto molto presto, sgravando le aziende da altre bocche da sfamare con il poco foraggio che d’estate si poteva reperire nei difficili appezzamenti di valle.
Questo sconfinato territorio ancora oggi è gestito dall’agricoltura ed è bello in quanto la cura è rimarchevole, è netta. Sono prati sfalciati e puliti.

A sud del ponte di Quartino, nel territorio della fondazione bolle di Magadino una delle golene non è gestita. È bella ma non paragonabile a quelle gestite. Le stesse organizzazioni ambientaliste durante il dibattito A2A13 avevano scelto l’immagine delle golene sfalciate per convincere il popolo ticinese. Il tipo di gestione agricola era voluto anche dal Consorzio correzione fiume Ticino per questioni idrauliche, in quanto attraverso lo sfalcio, la pascolazione e una leggera concimazione, quando il fiume straripava, scorreva senza ostacoli e, la sana cotica erbosa impediva di lasciarlo scavare.
Su queste golene, sul loro futuro, nell’ambito del progetto Parco, si è aperta un’interessante discussione. C’è chi le vuole per i cavalli, chi per la gente chi per la natura. La discussione è iniziata già anni fa, quando Uffici cantonali e federali a tutela della natura volevano limitare in modo marcato la gestione agricola.

Intanto che si continua a curarle, sono contese tra la protezione della natura, il turismo e lo svago. Gli agricoltori, i quali in tutti questi anni, senza chiedere soldi ai Comuni e al Cantone, hanno saputo produrre paesaggio e alimenti senza inquinare, non hanno potuto dire granché sulle nuove “idee” se non partecipare ad una specie di brainstorming previsto nell’ambito della progettazione del parco del Piano di Magadino. Una specie di mordi e fuggi.

Se ci fosse stato il tempo materiale per discutere, per sedersi tutti ad un tavolo, magari una qualche soluzione tra turismo, svago, natura e agricoltura la si poteva sbozzare. Forse a qualcuno è andata bene così, lasciandole ad un destino prettamente ecologico.

Uno dei primi risultati tangibili del manifestarsi d’altri interessi sull’uso delle golene, ahimé comporta precarietà agli agricoltori. Il consorzio fiume Ticino da alcuni anni non rilascia più il regolare contratto d’affitto agricolo a chi ve le ha tramandate intatte e uniche.

Cleto Ferrari, candidato GC Lega dei Ticinesi

Redazione-cro

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  • Bel contributo! Un fatto è indiscutibile: se oggi il Piano di Magadino ha tanto di naturale da far gola ai Verdi, non è merito loro (cioè dei Verdi) bensì di coloro che li hanno preceduti da moltissimi anni, e tra questi vi sono i contadini nelle primissime fila come pure la saggezza dei politici locali che tutto sommato hanno saputo conservare i valori di questo comprensorio "un pelo" meglio di altre realtà sparse nel Cantone.
    Quello che occorre scongiurare ora è che si spazzi via il grano assieme alla crusca.
    Sarebbe ora che i rappresentanti dei Comuni e delle Associazioni interessati si siedano attorno a un tavolo e, con il concorso di esperti, valutino la situazione e elaborino proposte per disegnare il Piano di Magadino del futuro, che per essere roseo di tutto ha bisogno salvo che di chiamarsi "Parco".
    Ne va dell'avvenire di un vasto comprensorio che accoglie ben 14 Comuni con oltre 60 mila abitanti, innumerevoli attività compreso quello che tradizionalmente è il nocciolo duro del turismo ticinese. Scusate se è poco!

    • Amante della natura (senza essere Verde, svp...) e in particolari periodi di approfondimento di alcuni componenti naturali specifici della zona, spesso ho avuto modo di percorrerla, e mi son restati in mente momenti unici, in tutte le stagioni, dove neanche le fotografie riuscivano a rendere la realtà!

      Concordo con volabass :wink:

  • Il tragitto della direttissima(senza collegamenti con i comuni attraversati), Bellinzona sud-Quartino, dovrebbe seguire il tracciato del fiume Ticino,sull'argine insommergibile.E' la soluzione più diretta,meno invasiva, e veramente sgravante del traffico parassitario.

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