Nell’ultimo trimestre del 2010, secondo quanto comunica oggi l’ Ufficio federale di statistica (UST) in Svizzera lavoravano 231’800 frontalieri di nazionalità straniera. Rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente, è stata registrata una crescita del 4,6 per cento. Circa l’80 per cento dei frontalieri era attivo nella Regione del Lemano, nella Svizzera nordoccidentale o in Ticino.
Nel 2010, il numero di frontalieri di nazionalità straniera occupati in Svizzera è aumentato del 4,6 per cento portandosi a 231’800. Questa progressione è stata più marcata rispetto a quella dei due anni precedenti (2008: 3,9%; 2009: 2,4%), ma decisamente inferiore a quella osservata nel 2006 (9,2%) e nel 2007 (7,3%). L’evoluzione riflette con questo l’andamento congiunturale.
Incremento del 30 per cento dal 2005
Nell’arco di cinque anni (2005-2010) risulta una crescita del 30,4 per cento. Nello stesso periodo, in base alla statistica delle persone occupate dell’UST, il numero di occupati è progredito dell’8,8 per cento. Sempre nello stesso quinquennio, il numero delle donne tra i frontalieri ha registrato un aumento leggermente più marcato di quello degli uomini (risp. 32,0 e 29,6%). In totale, nel quarto trimestre del 2010, sul totale di frontalieri occupati in Svizzera 83’400 erano donne, 148’400 uomini.
Ticino: un quinto degli occupati sono frontalieri
I frontalieri sono molto presenti in Ticino, dove costituiscono il 21,6 per cento degli occupati. Nella Svizzera nordoccidentale (9,9%) e nella Regione del Lemano (9,0%) rappresentano invece un decimo circa del totale degli occupati di queste regioni. Nel 2010, le quote di frontalieri nelle altre Grandi Regioni sono decisamente inferiori (tra 0,2% e 3,2%).
Un terzo dei frontalieri nella Regione del Lemano
Nel quarto trimestre del 2010, un terzo dei frontalieri occupato in Svizzera era attivo nella Regione del Lemano (33,3%), quasi un quarto lo era nella Svizzera nordoccidentale (26,7%) e un quinto in Ticino (20,8%). Osservando l’andamento secondo le Grandi Regioni, emerge un incremento superiore alla media nella Svizzera centrale (2010: +35,4%). Tale progressione, tuttavia, riguarda valori molto bassi (da 540 a 740 frontalieri) ed è riconducibile all’abolizione delle zone di confine nel 2007, che ha reso possibile l’occupazione di frontalieri nella Svizzera centrale.
Nel 2010, una crescita superiore alla media svizzera (+4,6 %) è stata osservata anche nella Regione di Zurigo (+8,6%).
Oltre la metà dei frontalieri proviene dalla Francia
Gran parte dei frontalieri risiede in Francia (52,6%), mentre il 22,8 per cento e il 21,4 per cento provengono rispettivamente dall’Italia e dalla Germania. Solo una piccola quota di frontalieri risiede invece in Austria (0,1%) o in altri Stati.
Crescita marcata nel settore dei servizi
Nel quarto trimestre del 2010, quasi tutti i frontalieri erano occupati nel settore dei servizi (settore terziario; 58,8%) o dell’industria (settore secondario; 40,5%). I frontalieri attivi nell’agricoltura erano solo 1’600 circa (settore primario; 0,7%). Dal 2005, il totale di frontalieri è progredito del 30,4; il loro numero è cresciuto del 36,8 per cento nel settore dei servizi e ha mostrato evoluzioni inferiori alla media nell’industria (22,5%) e nell’agricoltura (6,6%). Nonostante questa differente evoluzione, in percentuale i frontalieri restano decisamente più numerosi nel settore secondario (40,5%) rispetto al totale di occupati (23,4%).
Frontalieri superiori alla media nelle attività dal livello di qualifica basso
La ISCO (International Standard Classification of Occupations) raggruppa le attività esercitate secondo il livello qualifica necessario. Confrontando la ripartizione di frontalieri e di occupati nei vari gruppi, emergono in particolare i “lavoratori non qualificati”: il 17,2 per cento di frontalieri esercita un’attività appartenente a questo gruppo che conta solo il 5,9 per cento degli occupati. Nello stesso tempo, i frontalieri risultano meno rappresentati della popolazione di riferimento nei gruppi “professioni accademiche ed equivalenti” (10,4% contro 17,6%) e “professioni tecniche ed equivalenti” (16,7% contro 22,3%). Questo mostra che i frontalieri esercitano mediamente attività che richiedono un basso livello di qualifica.