Alcune migliaia di persone si sono radunate nella tarda serata di ieri in Piazza Tahrir, al Cairo, epicentro della rivoluzione che ha mandato a casa Hosni Mubarak, chiedendo a gran voce le dimissioni del primo ministro Ahmed Shafiq e la sostituzione del governo in carica con un governo di tecnocrati. La polizia militare è intervenuta per disperdere la folla.
Con un’imprevista inversione di tendenza rispetto ai giorni precedenti, quando si limitava a proteggere i manifestanti o al massimo a convincerli a parole ad allontanarsi, dopo la mezzanotte la polizia militare è intervenuta con la forza per disperderli. I militari hanno spento numerosi lampioni ed hanno caricato i presenti sparando colpi di fucile in aria e picchiando con manganelli e dissuasori elettrici. Sette persone – secondo uno dei siti usati per le convocazioni delle proteste – sono state arrestate e numerose ferite.
Con un comunicato intitolato “Ci scusiamo e contiamo sul vostro rispetto per noi”, diffuso stamattina su Facebook, i militari hanno chiesto scusa per gli incidenti della notte scorsa. “Il Consiglio afferma di non aver dato e che non darà alcun ordine – si dice ancora – di aggredire i figli di questo popolo, e che misure saranno attuate per evitare la ripetizione di atti come questi in futuro”.
Stamattina sui siti web della protesta sono stati diffusi messaggi di convocazione per oggi in piazza Tahrir, per manifestare contro la forza usata dall’esercito.
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