Venerdi’ sera, un’ora dopo aver appreso le dimissioni del presidente Mubarak, il governo svizzero ha ordinato il blocco dei suoi averi nelle banche del nostro paese. Il blocco riguarda anche i fondi della moglie di Mubarak, Suzanne, dei loro figli, di altri membri della famiglia dell’ex presidente e di alti esponenti del regime egiziano.
Secondo quanto comunicato dalla Banca nazionale svizzera, alla fine del 2009 il totale dei loro beni nelle nostre banche ammontava a 3.6 miliardi di franchi.
La Svizzera non è l’unico paese dove la famiglia Mubarak e i vertici del regime hanno trasferito dei fondi. I loro averi nelle banche di Gran Bretagna e Stati Uniti sono stimati ad almeno 70 miliardi di dollari.
Ci sembra di ricordare che non molti anni fa la Svizzera era finita nell’occhio del ciclone americano e anche di quello inglese per presunti comportamenti scorretti in ambito finanziario. Per mesi, l’ex primo ministro britannico Gordon Brown e l’IRS, l’Internal Revenue Service statunitense avevano tacciato la Svizzera di alcova degli evasori fiscali, arrivando a pretendere di imporci misure varie sino all’abolizione del segreto bancario.
Resta ora da vedere se Gran Bretagna e Stati Uniti dispongono dei mezzi per rintracciare questi fondi e se, di conseguenza, vorranno denunciarli pubblicamente e congelarli.
E, in seconda analisi, sarà interessante vedere se avranno la volontà di far valere nei confronti di Mubarak e del suo clan la medesima intransigenza dimostrata a suo tempo verso la Svizzera e le sue istituzioni finanziarie.
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