Da Rabat, in Marocco, dove si trova per un incontro diplomatico, il ministro saudita degli affari esteri, il principe Saoud Al Fayçal, si è detto scioccato dalle ingerenze di “certi paesi” negli affari interni dell’Egitto: “Riteniamo che il popolo egiziano possa risolvere da solo i propri problemi. E’ inaccettabile che taluni paesi ritengano di poter decidere cosa sia meglio per l’Egitto.”

ll principe Fayçal non ha specificato il nome di questi paesi ma appare ovvio il riferimento agli Stati Uniti. Il giorno prima della conferenza stampa di Rabat il presidente statunitense Barack Obama aveva avuto un colloquio telefonico con il sovrano saudita Abdallah – ricoverato in Marocco per una serie di controlli sulla sua salute.
Dopo questo colloquio, fra i media era dilagata la notizia, poi smentita, che re Abdallah si era sentito male e che un attacco di cuore lo aveva ucciso. Il ministro Fayçal conferma che il sovrano sta bene e che presto potrà rientrare in Arabia Saudita.
“La nostra speranza è che queste ingerenze finiscano – ha aggiunto – e che si lasci l’Egitto libero di decidere del suo futuro. Speriamo anche che la calma torni nel paese, così che l’Egitto possa tornare a ricoprire il ruolo importante che aveva prima del 25 gennaio. Un ruolo capitale non solo nel mondo arabo ma anche a livello internazionale. Un ruolo che nessun altro paese può ricoprire.”

Stando a quanto scrive il giornale britannico Times, in un precedente colloquio con Obama, il 29 gennaio, il re saudita aveva fatto parte della propria irritazione al presidente Obama e aveva minacciato di finanziare il regime al potere in Egitto se gli Stati Uniti avessero tolto il loro appoggio a Mubarak. Re Abdallah aveva anche chiesto a Obama di non umiliare pubblicamente Mubarak, da sempre fedele alleato degli Stati Uniti.
Parole che Obama non aveva tenuto in considerazione, viste le sue successive dichiarazioni riguardo alla necessità di una transizione immediata. Il che aveva dato luogo al colloquio telefonico di ieri, che stando ai testimoni da ambo le parti era assai concitato.
Nella serata di giovedì il presidente statunitense ha poi tenuto un discorso all’università messicana di Chicago dove ha parlato del processo di democrazia nei paesi arabi. Un chiaro segno che di questo processo Obama vuole essere una parte attiva.