THE SOCIAL NETWORK

di David Fincher

Biografico, Usa 2010, 120’

Con Jesse Eisenberg, Andrew Garfield, Justin Timberlake, Armie Hammer, Max Minghella

Giovedì 10 febbraio

1a proiezione: 18:30 –  2a proiezione: 21:00

Cinema Cittadella, Corso Elvezia 35, Lugano

L’ascesa di Mark Zuckerberg, il ragazzo che sarebbe diventato il più giovane miliardario della storia creando il social network più usato al mondo. Nel 2004 era uno studente di Harvard brillante ma con poche doti sociali, fino a quando, prendendo spunto da un’idea di due palestrati del college, darà vita all’odierno Facebook. Da quel momento la battaglia legale per vederne riconosciuta la paternità non ha tregua.

I rapporti umani al tempo di Facebook

I quindici minuti di fama warholiana, nell’epoca del Grande Fratello, sono più che mai alla portata di tutti, non perché si è tutti più talentuosi ma proprio perché il talento non è più necessario: basta mettere in scena se stessi, filmarsi, fotografarsi, scrivere un post e si è già star. Un network come quello rappresentato da Facebook poteva prendere piede solo in un’epoca come questa, che azzera la distanza tra successo e insuccesso, e solo grazie alla diffusione di internet, che offre la possibilità di essere ovunque in qualunque momento anche se costringe il singolo davanti a uno schermo nella solitudine della propria postazione. L’alienazione si fa forma aggregante, interattiva, la sensazione che sia impossibile agire concretamente sul sociale la spinta a illudersi di agire altrove, per mezzo di microsistemi basati su preferenze, gusti, antipatie. Ecco come Mark Zuckerberg è diventato il giovanissimo milionario di una new economy capillare e impalpabile: sfruttando il desiderio delle persone di fare comunità rinunciando a qualunque tipo di responsabilità legata al contatto umano.

Ma a Fincher indagare la valenza sociale del fenomeno interessa marginalmente: quello che regista e sceneggiatore si impegnano a fare, attraverso il resoconto del doppio processo intentato ai danni del fondatore del network, accusato di aver rubato ad altri l’idea e di aver estromesso uno dei soci fondatori al momento della ripartizione degli utili, è ribadire il concetto secondo cui l’economia (vecchia o nuova non fa differenza) fa leva sui bisogni di una popolazione che si identifica sempre più nell’apparenza dettata dallo status sociale e radica in essa necessità effimere e omologanti. La somiglianza con Fight Club, il film che ha dato notorietà a Fincher, è più forte di quanto possa apparire a un primo sguardo: l’illusione di uno scambio con gli altri (finanche conflittuale) si trasforma infine nella consapevolezza di essere sempre più soli con se stessi.

Alessandro Stellino