I giornali cinesi e la televisione di Stato non diffondono servizi sulle proteste di piazza in Egitto. Gli eventi nel paese nord africano vengono sistematicamente relegati in secondo piano, probabilmente per le analogie con la situazione in Cina e le proteste e il massacro di piazza Tiananmen nel giugno 1989.
Fonti giornalistiche dicono che è stato loro indicato di utilizzare solo le notizie diramate dall’agenzia statale ufficiale Xinhua. Alcuni giornali si sono limitati a dire che i cinesi in Egitto sono stati rimpatriati con voli straordinari.
Sui siti web cinesi sono censurate le parole Egitto e Tunisia, dopo che erano stati messi in rete articoli e immagini sulle proteste e sui carri armati per le strade, con commenti come: “Questi sono i veri soldati del popolo. L’esercito egiziano non ha aperto il fuoco contro i propri padri e fratelli”. Lo scienziato politico Liu Junning osserva che le proteste in Egitto mostrano che i regimi autoritari sono molto più vulnerabili e fragili di quanto possano apparire.
Nella sua edizione in inglese l’agenzia Xinhua evidenzia come alcuni egiziani siano contrari alle proteste di piazza e hanno persino “distribuito volantini tra i dimostranti, sollecitando la gente a evitare violenza e caos”.