L’iniziativa “per la protezione dalla violenza perpetrata con le armi”, sulla quale siamo chiamati a votare il prossimo 13 febbraio, concerne l’uso e il possesso non giustificato delle armi più pericolose. Chiariamo subito che le “tradizioni” svizzere legate all’uso delle armi (come la caccia, il tiro sportivo, le collezioni private, il tiro obbligatorio) non sono toccate dalle richieste limitative dell’iniziativa. Quella minima parte della popolazione che per costume, folklore o individuale tendenza ha una visione di “patria” strettamente vincolata all’uso o al possesso di un’arma nei suddetti ambiti, potrà continuare a farlo.
I valori formanti della nostra società e la nostra identità nazionale vanno ben oltre il fatto di tenere “annidata” in casa un’arma; pensiamo a tutti quelli che non l’hanno: dovrebbero essere meno “patriottici” degli altri? Non è che si è “svizzeri” vivendo come nel Medioevo originario della Confederazione, quando troppo spesso l’unica risposta ad un sopruso era la violenza. Allora gli “eroi primitivi” non avevano altre risorse: né formazione culturale, né aperture verso altre identità, né autentica capacità di dialogo o mediazione. A molti pare che questa fosse una situazione assai romantica, ma sappiamo che era terribile da vivere, e tutto sommato quella moderna è una “vera” civiltà umanistica di benessere, conquistata in secoli di ragione e pacifismo. Anzi, proprio ora che la vediamo minacciata da crescenti problemi di occupazione, di comunicazione, di perdita d’identità, dovremmo pensare a facilitare uno stato di calma e riflessione.
A tutti noi capita di trovarsi catturati da difficoltà e problemi, e in questi casi è sicuramente opportuno non avere sott’occhio esempi o strumenti di troppo facile soluzione come un’arma. Siamo già circondati fin da bambini da immagini di violenza spesso cruda ed estrema, come se bastasse sparare per sconfiggere il male, dimenticando che è sempre dentro o accanto a noi, per cui è parlando e confrontandoci che possiamo arginare o risolvere i problemi.
E tutto ciò non pregiudica in alcun modo l’esistenza di un esercito nazionale, che – per molti – è soprattutto un’occasione per apprendere la disciplina, la collaborazione e il rispetto delle regole, e non ha bisogno di cittadini costantemente armati per esistere. Il nostro esercito cittadino saprà comunque e sempre capire la sua funzione difensiva e non aggressiva; per questo spetta a loro conservare le armi e non alle nostre case.
Se vogliamo essere coerenti con i nostri principi politici popolari, democratici e per molti di ispirazione cattolica, abbiamo il dovere di mettere l’umanità al centro dei nostri interessi, non certo l’interesse di pochi sul possesso ingiustificato di uno strumento di morte.
Davina Fitas
Candidata al gran consiglio
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"la caccia, il tiro sportivo, le collezioni private, il tiro obbligatorio) non sono toccate dalle richieste limitative dell'iniziativa".. No? Davvero?
Ma per favore,gentile signora Fitas, un po' di onestà.
Mi spieghi allora perché l'art. 118a risulterebbe così qualora venisse accettata l'iniziativa:
Art. 118a (nuovo) Protezione dalla violenza perpetrata con le armi
1 La Confederazione emana prescrizioni contro l'abuso di armi, accessori di armi e munizioni. A tal fine disciplina l'acquisto, il possesso, il porto, l'uso e la consegna di armi, accessori di armi e munizioni.
2 Chi intende acquistare, possedere, portare, usare o consegnare armi da fuoco e munizioni deve fornire la prova di averne la necessità e disporre delle capacità necessarie. La legge disciplina le esigenze e i dettagli, in particolare per:
a. le professioni in cui la necessità è implicita nel compito da svolgere;
b. il commercio di armi a titolo professionale;
c. il tiro sportivo;
d. la caccia;
e. il collezionismo di armi.
3 Le armi particolarmente pericolose, segnatamente le armi da fuoco per il tiro a raffica e i fucili a pompa, non possono essere acquistate o possedute a scopi privati.
4 La legislazione militare disciplina l'uso di armi da parte dei militari. Al di fuori del servizio militare, le armi da fuoco dei militari sono custodite in locali sicuri dell'esercito. Ai militari prosciolti non possono essere consegnate armi da fuoco. La legge disciplina le eccezioni, segnatamente per i tiratori sportivi in possesso di una licenza.
5 La Confederazione tiene un registro delle armi da fuoco.
6 Essa sostiene i Cantoni nelle azioni di ritiro delle armi da fuoco.
7 Essa si adopera a livello internazionale affinché la disponibilità di armi leggere e di piccolo calibro sia limitata.
>>> yago, non prendertela..... la Signora è troppo occupata da buona CL a "orat et labora" e meno avvezza a questi fatti della politica, infatti da buonissima ispirata cattolica:
Fitas = Vita e Davina = Divina ?????
Ops scusate se sono un pò mal pensante.. :twisted: :twisted: :twisted:
Chi ca lè?
Te lo daranno gli Svizzeri il folklore, carina!
>>>Do-1964
Sai, mi sarebbe piaciuta un po' di onestà da parte di una candidata al GC.
D'accordo che deve farsi conoscere ma, cribbio, se spara vaccate e magari trova il pollo che ci crede potremmo trovarcela davvero in gc... :(
>>> Sperem da no! :wink: